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QDENGA il nuovo vaccino contro la DENGUE

Come si chiama il nuovo vaccino della DENGUE?

Il nuovo vaccino contro la febbre da DENGUE si chiama QDENGA ed è costituito da polvere e solvente per soluzione iniettabile in siringa pre-riempita.

Qual’è la composizione del vaccino QDENGA specifico contro la DENGUE?
Dopo la ricostituzione della polvere con il sovente (0,5 mL) il vaccino contiene:
– Virus dengue sierotipo 1 (vivo, attenuato)*: ≥3,3 log10 PFU**/dose
– Virus dengue sierotipo 2 (vivo, attenuato)#: ≥2,7 log10 PFU**/dose
– Virus dengue sierotipo 3 (vivo, attenuato)*: ≥4,0 log10 PFU**/dose
– Virus dengue sierotipo 4 (vivo, attenuato)*: ≥4,5 log10 PFU**/dose

E’ prodotto in “cellule Vero” mediante tecnologia del DNA ricombinante. Geni di proteine di superficie sierotipo-specifiche ingegnerizzati nella struttura della dengue di tipo 2. Questo prodotto contiene organismi geneticamente modificati (OGM).

Quali sono gli eccepienti del vaccino QDENGA specifico contro la DENGUE?

La polvere è costituita da:
– α,α-Trealosio diidrato Polossamero 407;  – Albumina sierica umana; – Diidrogenofosfato di potassio; – Idrogenofosfato disodico;                – Cloruro di potassio; – Cloruro di sodio;
Il Solvente è costituito da: Cloruro di sodio; Acqua per preparazioni iniettabili

Quali sono le caratteristiche del vaccino QDENGA specifico contro la DENGUE?
Questo vaccino non deve essere miscelato con altri vaccini o medicinali fatta eccezione per il solvente in dotazione. Il Periodo di validità è di 18 mesi. Dopo la ricostituzione con il solvente in dotazione, Qdenga deve essere utilizzato immediatamente. Se non utilizzato immediatamente, Qdenga deve essere utilizzato entro 2 ore. Infatti la stabilità chimica e fisica in uso è stata dimostrata per 2 ore a temperatura ambiente (fino a 32,5 ºC) dal momento della ricostituzione del flaconcino di vaccino. Dopo questo periodo di tempo, il vaccino deve essere smaltito. Non riporlo in frigorifero. Dal punto di vista microbiologico Qdenga deve essere utilizzato immediatamente.

Quali sono la natura e le caratteristiche del contenuto del contenitore del vaccino?

Qdenga polvere e solventeè costituito da:
– Polvere (1 dose) in flaconcino di vetro (vetro di tipo I), con tappo (gomma butilica) sigillo in alluminio con capsula di chiusura rimovibile di plastica verde
– 0,5 mL di solvente (1 dose) in flaconcino di vetro (vetro di tipo I), con tappo (gomma bromobutilica) e sigillo in alluminio con capsula di chiusura rimovibile di plastica viola
Prima della ricostituzione, il vaccino è una polvere liofilizzata da bianca a biancastra (massa compatta). Il solvente è una soluzione limpida e incolore.

Quali sono le Indicazioni terapeutiche del vaccino QDENGA specifico contro la DENGUE?

QDENGA è indicato per la prevenzione della malattia dei 4 tipi della febbre virale DENGUE e nei soggetti a partire dai 4 anni di età. L’uso di Qdenga deve essere conforme alle raccomandazioni ufficiali.

come va somministrato il vaccino QDENGA specifico contro la DENGUE?

Il vaccino va somministrato a soggetti a partire dai 4 anni di età in avanti (bambini ed adulti)
La somministrazione del vaccino QDENGA va eseguita con una dose da 0,5 mL, in un protocollo a due dosi (data di somministrazione e dopo 3 mesi). La necessità di una dose di richiamo non è stata stabilita ma si pensa ad un richiamo dopo 3/5 anni.

Per i bambini di età inferiore ai 4 anni la sicurezza e l’efficacia di Qdenga non è ancora stabilita. sono in corso ulteriori studi.

Per le persone di età ≥60 anni non ci sono attualmente dati sull’uso del vaccino Qdenga

Come si somministra il vaccino QDENGA specifico contro la DENGUE?
Dopo aver completato la ricostituzione del vaccino liofilizzato con il solvente, Qdenga deve essere somministrato mediante iniezione sottocutanea preferibilmente nella parte superiore del braccio, nella zona del deltoide o nel muscolo quadricipite della gamba;
Qdenga non deve essere iniettato per via endovascolare ed intradermica.

Questo vaccino non deve essere miscelato nella stessa siringa con altri vaccini o altri medicinali per uso parenterale.

Quali sono le Controindicazioni per l’uso del vaccino QDENGA specifico contro la DENGUE?

– Ipersensibilità ai principi attivi o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati prima.
– ipersensibilità a una precedente dose di Qdenga.
– Soggetti con immunodeficienza congenita o acquisita, anche dovuta a terapie immunosoppressive quali chemioterapia o alte dosi di corticosteroidi sistemici
(ad es. 20 mg/die o 2 mg/kg di peso corporeo/die di prednisone per 2 settimane o più) ricevute nelle 4 settimane precedenti la vaccinazione,
– dopo altri vaccini vivi attenuati.
– Soggetti con infezione da HIV sintomatica o infezione da HIV asintomatica se accompagnata da evidenze di compromissione della funzione immunitaria.
– per le donne in gravidanza (vedi dopo)
– per le donne che allattano al seno (vedi dopo)

Valutazione dell’anamnesi medica
La vaccinazione deve essere preceduta dalla valutazione dell’anamnesi del soggetto (con particolare riferimento a vaccinazioni precedenti e possibili reazioni di ipersensibilità verificatesi dopo la vaccinazione).

Quando la vaccinazione vaccino QDENGA specifico contro la DENGUE deve essere rinviata?
La vaccinazione con Qdenga deve essere rinviata nei soggetti affetti da una malattia febbrile acuta severa. La presenza di un’infezione lieve, come un raffreddore, non deve comportare un rinvio della vaccinazione.

E’ sempre efficace il vaccino QDENGA specifico contro la DENGUE?
Con il vaccino Qdenga è possibile che non si produca una risposta immunitaria protettiva in tutti i vaccinati contro tutti i sierotipi di virus dengue e che possa diminuire nel tempo
Attualmente non è noto se una mancanza di protezione potrebbe risultare in un aumento della severità della dengue. Si raccomanda di continuare ad adottare delle misure di protezione personali contro le punture di zanzara dopo la vaccinazione. I soggetti devono richiedere assistenza medica se manifestano sintomi di dengue o segni che possano far pensare alla dengue.

Cosa comporta il vaccino QDENGA specifico contro la DENGUE in Donne in età fertile?
Come con altri vaccini vivi attenuati, le donne in età fertile devono evitare la gravidanza per almeno un mese dopo la vaccinazione.

Quali sono le Interazioni con altri medicinali ed altre forme d’interazione del vaccino QDENGA specifico contro la DENGUE?

– Per i pazienti che ricevono un trattamento con immunoglobuline o prodotti ematici contenenti immunoglobuline, quali sangue o plasma, si raccomanda di attendere che siano trascorse almeno 6 settimane e preferibilmente 3 mesi dalla fine del trattamento prima di somministrare Qdenga, al fine di evitare la neutralizzazione dei virus attenuati contenuti nel vaccino.

– non deve essere somministrato a soggetti che ricevono terapie immunosoppressive quali chemioterapia o dosi elevate di corticosteroidi sistemici nelle 4 settimane precedenti la vaccinazione

Utilizzo con altri vaccini
– Se Qdenga deve essere somministrato contemporaneamente ad un altro vaccino iniettabile, i vaccini devono essere sempre somministrati in siti di iniezione diversi.
– Qdenga può essere somministrato in concomitanza con un vaccino contro l’epatite A. La somministrazione concomitante è stata studiata negli adulti.
– Qdenga può essere somministrato in concomitanza con un vaccino contro la febbre gialla. In uno studio clinico che ha coinvolto circa 300 soggetti adulti che hanno ricevuto Qdenga in concomitanza con il vaccino 17D contro la febbre gialla, non si è verificato alcun effetto sul tasso di sieroprotezione contro la febbre gialla. Le risposte anticorpali alla dengue sono diminuite in seguito alla somministrazione concomitante di Qdenga e del vaccino 17D contro la febbre gialla.

Come ci si comporta con il vaccino QDENGA specifico contro la DENGUE in donne in età fertile in gravidanza e durante l’allattamento?

– Le donne in età fertile devono evitare una gravidanza per almeno un mese dopo la vaccinazione. Si deve raccomandare alle donne che intendono avviare una gravidanza di rinviare la vaccinazione
– Gravidanza: gli studi sugli animali non sono sufficienti a dimostrare una tossicità riproduttiva. I dati sull’uso di Qdenga in donne in gravidanza sono limitati. Questi dati non sono sufficienti a stabilire definitivamente l’assenza di potenziali effetti di Qdenga sulla gravidanza, sullo sviluppo embrio-fetale, sul parto e sullo sviluppo post-natale.
Qdenga è un vaccino vivo attenuato ed è pertanto controindicato durante la gravidanza
– Allattamento: Non è noto se Qdenga sia escreto nel latte materno. Il rischio per i neonati/lattanti non può essere escluso. Qdenga è controindicato durante l’allattamento-

– Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari: Qdenga altera lievemente la capacità di guidare veicoli e usare macchinari.

Quali sono gli effetti indesiderati del vaccino QDENGA?
Le reazioni avverse si sono manifestate generalmente entro i 2 giorni successivi all’iniezione, sono state di severità da lieve a moderata, di breve durata (da 1 a 3 giorni) e sono state meno frequenti dopo la seconda iniezione di Qdenga rispetto alla prima iniezione.

Viremia vaccinale

Nello studio clinico DEN-205, in seguito alla vaccinazione con Qdenga è stata osservata una viremia vaccinale transitoria nel 49% dei partecipanti allo studio che non erano stati infettati dalla dengue in precedenza e nel 16% dei partecipanti allo studio che erano stati infettati dalla dengue in precedenza. La viremia vaccinale è iniziata di solito nella seconda settimana dopo la prima iniezione e ha avuto una durata media di 4 giorni. La viremia vaccinale è stata associata a sintomi transitori, da lievi a moderati, come cefalea, artralgia, mialgia ed eruzione cutanea in alcuni soggetti. La viremia vaccinale è stata raramente rilevata dopo la seconda dose.

Dati preclinici di sicurezza

I dati non clinici di sicurezza non rivelano alcun rischio particolare per l’uomo in base a studi convenzionali a dose singola, studi di tolleranza locale, di tossicità a dosi ripetute, di tossicità per la riproduzione e lo sviluppo. In uno studio sulla distribuzione e l’eliminazione, non è stata riscontrata eliminazione di RNA di Qdenga nelle feci e nelle urine, confermando un basso rischio di disseminazione nell’ambiente o di trasmissione da vaccini. Uno studio sulla virulenza a livello neurologico evidenzia che Qdenga non è neurotossico.
Benché non siano stati identificati rischi rilevanti, la rilevanza degli studi di tossicità per la riproduzione è limitata, poiché i conigli non sono permissivi all’infezione da virus dengue.

 

FOGLIO ILLUSTRATIVO  del vaccino QDENGA specifico contro la DENGUE

Foglio illustrativo:
informazioni per l’utilizzatore Qdenga polvere e solvente per soluzione iniettabile Vaccino tetravalente per la dengue (vivo, attenuato)

Legga attentamente questo foglio prima che lei o suo figlio siate vaccinati perché contiene importanti informazioni per lei.
• Conservi questo foglio. Potrebbe aver bisogno di leggerlo di nuovo.
• Se ha qualsiasi dubbio, si rivolga al medico, al farmacista o all’infermiere.
• Questo medicinale è stato prescritto soltanto per lei o per suo figlio. Non lo dia ad altre persone.
• Se lei o suo figlio manifestate un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, si rivolga al medico, al farmacista o all’infermiere. Vedere paragrafo 4.

 

1. Cos’è Qdenga e a cosa serve
2. Cosa deve sapere prima che lei o suo figlio riceviate Qdenga
3. Come viene somministrato Qdenga
4. Possibili effetti indesiderati
5. Come conservare Qdenga
6. Contenuto della confezione e altre informazioni

1. Cos’è Qdenga e a cosa serve

Qdenga è un vaccino. È usato per proteggere lei o suo figlio dalla dengue. La dengue è una malattia causata dai sierotipi 1, 2, 3 e 4 del virus dengue. Qdenga contiene versioni attenuate di questi 4 sierotipi del virus dengue in maniera tale da non poter causare la malattia.

Qdenga è somministrato ad adulti, giovani e bambini (a partire dai 4 anni di età). Qdenga deve essere usato conformemente alle raccomandazioni ufficiali.
Come funziona il vaccino
Qdenga stimola le naturali difese dell’organismo (sistema immunitario). Questo aiuterà a proteggerlo dai virus che causano la dengue se l’organismo vi venisse esposto in futuro.

Cos’è la dengue (CLICCA)
La dengue è causata da un virus.
• Il virus si diffonde tramite le zanzare (zanzare Aedes).
• Se una zanzara punge qualcuno con la dengue, può trasmettere il virus alle successive persone che pungerà.
La dengue non viene trasmessa direttamente da persona a persona.

I segni della dengue includono febbre, mal di testa, dolore dietro agli occhi, dolore muscolare e articolare, nausea e vomito, gonfiore delle ghiandole o eruzione cutanea. I segni della dengue di solito si protraggono per 2-7 giorni. Si può anche essere infettati con il virus della dengue ma non mostrare alcun segno della malattia.

Occasionalmente, la dengue può essere abbastanza grave da costringere lei o suo figlio a recarsi in ospedale e, raramente, può causare la morte. La dengue grave può causare febbre alta e uno qualsiasi dei seguenti sintomi: grave dolore addominale (alla pancia), vomito persistente, respiro accelerato, grave sanguinamento, sanguinamento nello stomaco, sanguinamento delle gengive, stanchezza, irrequietezza, coma, crisi convulsive e insufficienza organica.

Cosa deve sapere prima che lei o suo figlio riceviate Qdenga

Per assicurarsi che Qdenga sia adatto a lei o a suo figlio, è importante che si rivolga al medico, al farmacista o all’infermiere se uno qualunque dei punti che seguono si applicano a lei o a suo figlio. Se non dovesse capire qualcosa, non esiti a chiedere spiegazioni al medico, al farmacista o all’infermiere.

Non usi Qdenga se lei o suo figlio
• siete allergici ai principi attivi o ad uno qualsiasi degli altri componenti di Qdenga (elencati al paragrafo 6).
• avete avuto una reazione allergica dopo la somministrazione di Qdenga in passato. Tra i segni di una reazione allergica vi sono eruzione cutanea pruriginosa, respiro affannoso e gonfiore di viso e lingua.
• avete un sistema immunitario (le difese naturali del corpo) debole. Ciò può essere dovuto a un difetto genetico oppure a infezione da HIV.
• state assumendo un medicinale che influisce sul sistema immunitario (come corticosteroidi ad alto dosaggio o chemioterapia). Il medico non utilizzerà Qdenga fino a quando non saranno trascorse 4 settimane dall’interruzione del trattamento con questo medicinale.
• siete in stato di gravidanza o allattamento.
Non usi Qdenga se una qualsiasi delle condizioni sopra descritte la riguarda. Avvertenze e precauzioni
Si rivolga al medico, al farmacista o all’infermiere prima della somministrazione di Qdenga se lei o
suo figlio:
• avete un’infezione con febbre. Potrebbe essere necessario rimandare la vaccinazione fino alla guarigione.
• avete già avuto un qualsiasi problema di salute dopo la somministrazione di un vaccino. Il medico valuterà attentamente i rischi e i benefici della vaccinazione.
• siete mai svenuti a seguito di un’iniezione. A seguito o addirittura prima di una qualsiasi iniezione con ago possono verificarsi (soprattutto nei giovani) capogiri, mancamento e a volte caduta.

Informazioni importanti sulla protezione fornita
Come qualsiasi vaccino, Qdenga potrebbe non riuscire a proteggere tutte le persone a cui viene somministrato e la protezione potrebbe diminuire nel tempo. Lei potrebbe ancora contrarre la febbre dengue in seguito alle punture di zanzara, compresa la malattia dengue grave. Deve continuare a proteggere se stesso o suo figlio dalle punture di zanzara anche dopo la vaccinazione con Qdenga.

Dopo la vaccinazione, deve rivolgersi a un medico se pensa che lei o suo figlio abbiate contratto un’infezione da dengue e manifestate uno qualsiasi dei seguenti sintomi: febbre alta, dolore addominale grave, vomito persistente, respiro accelerato, sanguinamento delle gengive, stanchezza, irrequietezza e sangue nel vomito.

Precauzioni supplementari di protezione
Deve prendere delle precauzioni contro le punture di zanzara. Ciò include utilizzare repellenti contro gli insetti, indossare abiti protettivi e utilizzare zanzariere.

Bambini più piccoli
Qdenga non deve essere somministrato ai bambini al di sotto dei 4 anni di età.

Altri medicinali e Qdenga
Qdenga può essere somministrato con il vaccino contro l’epatite A o il vaccino contro la febbre gialla in una sede di iniezione separata (in un’altra parte del corpo, di solito l’altro braccio) durante la stessa visita.

Informi il medico o il farmacista se lei o suo figlio state usando, avete recentemente usato o potreste usare qualsiasi altro vaccino o medicinale.

In particolare, informi il medico o il farmacista se lei o suo figlio state assumendo uno dei seguenti:
• medicinali che influiscono sulle naturali difese dell’organismo (sistema immunitario) come corticosteroidi ad alto dosaggio o chemioterapia. In questo caso, il medico non utilizzerà Qdenga fino a quando non saranno trascorse 4 settimane dall’interruzione del trattamento. Questo perché Qdenga potrebbe non funzionare come dovrebbe.
• medicinali noti come “immunoglobuline” o prodotti ematici contenenti immunoglobuline, come sangue o plasma. In questo caso, il medico non utilizzerà Qdenga fino a quando non saranno trascorse 6 settimane, e preferibilmente 3 mesi, dall’interruzione del trattamento. Questo perché Qdenga potrebbe non funzionare come dovrebbe.

Gravidanza e allattamento
Non usi Qdenga se lei o sua figlia siete in gravidanza o state allattando con latte materno. Se lei o sua figlia:
• siete in età fertile, dovete prendere delle precauzioni necessarie ad evitare una gravidanza per almeno un mese dopo la vaccinazione con Qdenga.
• pensate di essere in gravidanza o state pianificando una gravidanza, chiedete consiglio al medico, al farmacista o all’infermiere prima di usare Qdenga.

Guida di veicoli e utilizzo di macchinari
Qdenga altera lievemente la capacità di guidare veicoli e usare macchinari nei primi giorni successivi alla vaccinazione.

Qdenga contiene sodio e potassio
Qdenga contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio per dose da 0,5 mL, cioè essenzialmente “senza sodio”.
Qdenga contiene potassio, meno di 1 mmol (39 mg) per dose da 0,5 mL, cioè essenzialmente “senza potassio”.

Come viene somministrato Qdenga

Qdenga viene somministrato dal medico o dall’infermiere attraverso un’iniezione sotto la pelle (iniezione sottocutanea) nella parte superiore del braccio. Non deve essere iniettato in un vaso sanguigno.

A lei o suo figlio saranno somministrate 2 iniezioni.
La seconda iniezione viene somministrata 3 mesi dopo la prima iniezione.

Non ci sono dati negli adulti di età superiore ai 60 anni. Si rivolga al medico per consigli sugli eventuali benefici per lei del trattamento con Qdenga.

Qdenga deve essere usato conformemente alle raccomandazioni ufficiali.

Le istruzioni per preparare il vaccino, destinate esclusivamente ai medici e agli operatori sanitari, sono incluse alla fine del foglio illustrativo.

Se lei o suo figlio saltate una iniezione di Qdenga
• Se lei o suo figlio saltate una iniezione programmata, il medico deciderà quando somministrare l’iniezione saltata. È importante che lei o suo figlio seguiate le istruzioni del medico, del farmacista o dell’infermiere riguardo all’iniezione successiva.

• Se dimentica o non è in grado di tornare nel giorno programmato, chieda consiglio al medico, al farmacista o all’infermiere.
Se ha qualsiasi dubbio sull’uso di questo vaccino, si rivolga al medico, al farmacista o all’infermiere.

Possibili effetti indesiderati

Come tutti i medicinali, Qdenga può causare effetti indesiderati sebbene non tutte le persone li manifestino.

I seguenti effetti indesiderati si sono verificati durante gli studi su bambini, giovani e adulti.

Molto comuni (possono interessare più di 1 persona su 10):
•dolore in sede di iniezione;  mal di testa; dolore muscolare; arrossamento in sede di iniezione; sensazione generale di star poco bene
debolezza; infezioni di naso o gola; febbre

Comuni (possono interessare fino a 1 persona su 10):
gonfiore in sede di iniezione;  dolore o infiammazione di naso o gola; lividi in sede di iniezione; prurito in sede di iniezione; infiammazione di gola e tonsille; dolore articolare; malattia simil-influenzale;

Non comuni (possono interessare fino a 1 persona su 100): diarrea; nausea; dolore allo stomaco; vomito; sanguinamento in sede di iniezione; sensazione di stordimento mentale; prurito; eruzione cutanea, incluse eruzioni cutaneee a chiazze o pruriginose; orticaria;
stanchezza; alterazioni del colore della pelle in sede di iniezione; infiammazione delle vie respiratorie; naso che cola

Molto raro (può interessare fino a 1 persona su 10 000):
gonfiore rapido sotto la pelle in aree come viso, gola, braccia e gambe;

Titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio e produttore Titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio
Takeda GmbH Byk-Gulden-Str. 2 78467 Konstanz Germania
Produttore; Takeda GmbH Production site Singen Robert-Bosch-Str. 8
78224 Singen Germania

Per ulteriori informazioni su questo medicinale, contatti il rappresentante locale del titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio:

Italia
Takeda Italia S.p.A.
Tel: +39 06 502601
medinfoEMEA@takeda.com
Informazioni più dettagliate su questo medicinale sono disponibili sul sito web dell’Agenzia europea dei medicinali: http://www.ema.europa.eu.

 

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Vaccino della DENGUE, una novità.

 

Esiste un nuovo vaccino contro la DENGUE?
Si esiste un nuovo vaccino contro la febbre virale da Dengue. Finalmente dopo anni di studi ed anche di scarsi risultati è stato approvato anche in Europa un Vaccino sicuro ed efficace contro la Febbre Dengue.

 

Quando è stato approvato il vaccino contro la DENGUE?
Il nuovo vaccino contro la Dengue è stato approvato dalla Commissione Europea nel Dicembre 2022 L’EMA ha concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino contro la dengue all’azienda Takeda per prevenire l’insorgenza della malattia infettiva nella popolazione a partire dai 4 anni di età. Il vaccino ha il nome commerciale di Qdenga.

Qual’è la casa farmaceutica che produce il vaccino contro la DENGUE?
La casa farmaceutica che produce il vaccino contro la Dengue è la Takeda che ha iniziato la produzione del vaccino QDEnga. Il vaccino è prodotto con virus vivo attenuato in grado di proteggere dai 4 sierotipi.

A chi si somministra il vaccino contro la Dengue?
Il vaccino contro la Dengue si somministra a tutti i residenti nelle aree infette o a rischio ed ai viaggiatori che per motivi di lavoro o di turismo si recano nelle aree a rischio Dengue.
Si può somministrare a partire dai 4 anni di età in avanti. Vengono somministrate 2 dosi a distanza di 3 mesi. Al momento non vi sono dati per quando somministrare un’eventuale dose di richiamo, probabilmente il richiamo dovrebbe essere effettuato dopo 3- 5 anni, per mantenere l’immunità.
Il vaccino è ben tollerato ed è sicuro nella sua somministrazione. Tra gli effetti più comuni, simili ad altri vaccini potrebbe comparire dolenzia in sede di inoculo, pesantezza di testa, eventuale dolore muscolare. La somministrazione avviene per via sottocutanea nel muscolo deltoide o nella gamba (quadricipite) per i più piccoli.
Il vaccino protegge dalla reinfezione coloro che in passato hanno contratto la Dengue. Caratteristica molto importante in quanto in alcuni casi la reinfezione può manifestarsi con sintomi più gravi.

INFORMAZIONI SUL VACCINO QDENGA

Che cosa è la DENGUE? INFO SULLA MALATTIA
La Dengue é una malattia acuta, virale, trasmessa all’uomo dalla puntura di alcuni tipi di zanzara AEDES (Aegypti, Albopictus). Il serbatoio principale è umano ma non si ha contagio diretto tra esseri umani. Una volta infettato l’uomo trasporta il virus che circola nel sangue per 2-7- giorni. Questo è il periodo in cui la zanzara, pungendo e succhiando il sangue, si infetta e lo trasmette ad altre persone. Ed il ciclo del virus si mantiene.
Quattro sono i tipi del virus Dengue. I più diffusi sono il 2 ed il 4.

Dove è diffusa la DENGUE?
La Dengue è diffusa in tutto il Sud – Est Asiatico, nell’Asia sud – Occidentale, in Oceania ed in Estremo Oriente. E’ presente anche nell’Africa Sub – Sahariana, nell’America centrale ed in quella Sub – Tropicale, nei Caraibi. Si stima che oltre il 50% della popolazione mondiale sia a rischio di questa malattia.
Attualmente oltre 4 miliardi di persone vivono in 125 Paesi a rischio Dengue.
La diffusione della dengue continua ad aumentare ed in molte regioni tropicali nel post pandemia del Covid-19 ha avuto un aumento anche del 500/700%. Numeri impressionanti, anche per l’incuria a cui è stato abbandonato l’ambiente dove si riproducono gli insetti.
L’Europa ed in particolare i paesi del bacino del mediterraneo, a causa dei cambiamenti climatici, per aumento di calore, umidità e piogge, ma anche per l’aumento di spostamento di merci e persone sono diventati paesi a rischio Dengue, dove già si presentano sporadici focolai autoctoni della malattia.

Quali sono i sintomi della Dengue?
La febbre elevata ed il forte dolore muscolo articolare sono i sintomi caratteristici, con cefalea e forte astenia. Dolori retro bulbari, tumefazioni delle palpebre, raramente emorragie congiuntivali. Completano il quadro la nausea il vomito ed i dolori addominali. L’irritazione della pelle compare sulla maggior parte del corpo dopo 3-4 giorni dalla comparsa della febbre.
I sintomi si sviluppano generalmente nell’arco di una settimana dalla puntura di zanzara, talvolta dopo alcune settimane.

Quale è il trattamento della Dengue?
Non esiste un trattamento specifico diretto sul virus della dengue. I trattamenti sono sintomatici sulla forte reazione infiammatoria innescata dal sistema immunitario alla presenza del virus. I trattamenti consistono nella somministrazione di antinfiammatori, antipiretici, riposo assoluto, somministrazione di liquidi al malato per combattere la disidratazione. Stanchezza e depressione possono permanere anche per alcune settimane
Nella maggior parte dei casi le persone guariscono completamente in due settimane.
La malattia può svilupparsi sotto forma di febbre emorragica con emorragie gravi da diverse parti del corpo che possono causare collassi e, in alcuni casi risultare fatali.
La diagnosi è clinica, ossia viene effettuata in base ai sintomi. La conferma avviene attraverso una più accurata ricerca degli anticorpi specifici in campioni di sangue.

Come si previene e come ci si protegge dalla Dengue?
La prima linea difensiva nei confronti della Dengue è quella di evitare la puntura di zanzare che sono vettori del virus. Prioritario l’uso di repellenti, vestiti adeguati e protettivi, zanzariere trattate dove dormire.
L’attenzione e la cura dell’ambiente diventa il mezzo più efficace per la lotta sistematica alla zanzara che funge da vettore della malattia. Ognuno può contribuire al controllo della crescita della zanzara eliminando tutti i ristagni d’acqua in prossimità delle proprie abitazioni (sottovasi, secchi, stoviglie piene d’acqua). Le autorità sono tenute ad effettuare campagne di disinfestazione.

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Protocollo a due dosi della vaccinazione contro la rabbia: nuove indicazioni

Protocollo a Due Dosi  per la Profilassi Pre-Esposizione (PrEP) contro il virus della Rabbia:
Evidenze e Linee Guida

Introduzione al Nuovo Approccio Vaccinale

Recentemente, studi clinici hanno validato regimi abbreviati a due dosi per la profilassi pre-esposizione (PrEP)  contro il virus della rabbia, rivoluzionando le strategie preventive per viaggiatori e professionisti a rischio. Questo protocollo, proposto da autorevoli organismi internazionali, offre vantaggi logistici ed economici senza compromettere l’efficacia protettiva a breve termine.

Enti Proponenti e Base Scientifica

Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP – Stati Uniti)
Nel 2024, l’ACIP ha pubblicato raccomandazioni basate su trial che dimostrano come 2 dosi di vaccino antirabbico (HDCV o PCECV) somministrate ai giorni 0 e 7 siano non inferiori al classico schema a 3 dosi (0, 7, 21/28 giorni).
Su 264 partecipanti, il 100% ha raggiunto titoli anticorpali ≥0,5 UI/mL entro 2-3 settimane dalla seconda dose, pari al gruppo a 3 dosi.

Australian Technical Advisory Group on Immunisation (ATAGI)
L’ATAGI ha approvato nel 2023 l’uso di 2 dosi intramuscolari (IM) o 2 somministrazioni intradermiche (ID) come alternativa, evidenziando una sieroconversione del 98-100% entro 14 giorni. Questo schema è particolarmente indicato per viaggiatori con partenze imminenti o esposizioni temporanee (<3 anni).

Efficacia e Durata della Protezione

Risposta Immunitaria Comparativa

  • Immunogenicità immediata:
    • 2 dosi IM: Titoli anticorpali ≥0,5 UI/mL nel 100% dei casi entro 14 giorni.
    • 2 dosi ID: Risposta simile con 0,1 ml per sito (2 siti al giorno 0 e 7)5.
    • Nessuna differenza significativa rispetto alle 3 dosi nella fase iniziale6.
  • Protezione a lungo termine:
    • Gli anticorpi permangono ≥0,5 UI/mL per 1-3 anni dopo 2 dosi, contro i 3-5 anni delle 3 dosi
    • Per rischi prolungati (>3 anni), è necessario un richiamo a 1 anno o il monitoraggio sierologico.

Popolazioni Speciali

  • Soggetti immunocompromessi: Lo schema a 2 dosi non è raccomandato per via della risposta immunitaria potenzialmente ridotta6.
  • Adulti >50 anni: La via intradermica a 2 dosi mostra tassi di sieroconversione inferiori rispetto ai giovani.

Vantaggi e Limiti del Regime a 2 Dosi

Vantaggi

  1. Riduzione dei costi: Fino al 50% in meno di dosi, cruciale per paesi a risorse limitate.
  2. Migliore aderenza: Minor numero di visite incrementa la compliance, specialmente tra i viaggiatori.
  3. Flessibilità logistica: Ideale per partenze urgenti (minimo 8 giorni tra le due dosi).

Limiti

  • Durata limitata: Richiede richiami più frequenti per esposizioni continuative6.
  • Mancanza di dati a lungo termine: Gli studi attuali coprono principalmente i primi 3 anni3.

Posizione dell’OMS e Adozione Globale

L’OMS, pur non avendo ancora incorporato ufficialmente il regime a 2 dosi nelle linee guida globali, ne riconosce la validità in contesti specifici. Paesi come Australia, Stati Uniti e Svizzera lo hanno già adottato per:

  • Viaggiatori a breve termine: Schema 0-7 giorni.
  • Professionisti a rischio intermittente: Con richiami biennali basati su titoli anticorpali.

Confronto con il Protocollo Tradizionale a 3 Dosi

Parametro 2 Dosi (ACIP/ATAGI) 3 Dosi (OMS Tradizionale)
Tempistica Giorni 0 e 7 Giorni 0, 7, 21/28
Copertura iniziale 100% a 14 giorni3 100% a 28 giorni9
Durata protezione 1-3 anni6 3-5 anni7
Costo Ridotto del 30-50%3 Standard
Indicazioni Esposizioni <3 anni6 Esposizioni croniche7

Raccomandazioni Pratiche

  1. Per viaggiatori:
    • 2 dosi IM o ID, con seconda dose almeno 8 giorni prima della partenza.
    • Richiamo a 1 anno se persistono rischi.
  2. Per veterinari/lavoratori:
    • Monitoraggio sierologico ogni 2 anni o richiami biennali.
  3. In casi di emergenza:
    • Se non è possibile completare 3 dosi, 2 dosi offrono protezione immediata, integrabile con PEP post-esposizione.

Conclusioni

Il protocollo a 2 dosi rappresenta un avanzamento significativo nella prevenzione della rabbia, bilanciando efficacia, praticità e sostenibilità economica. Sebbene non sostituisca completamente lo schema tradizionale per esposizioni croniche, è uno strumento vitale per ottimizzare la copertura vaccinale globale, in linea con l’obiettivo OMS di zero decessi umani entro il 2030. L’implementazione richiede attenzione alla durata della protezione e alle caratteristiche individuali dei vaccinati.

 

autore dr. Paolo Meo

Protocollo a due dosi della vaccinazione contro la rabbia: nuove indicazioni Leggi tutto »

Rabbia – Scheda Vaccinazione

LA VACCINAZIONE CONTRO LA RABBIA viene effettuata nei seguenti casi:
(1) “PRE ESPOSIZIONE” per prevenire la malattia, prima dell’evento accidentale, che può essere: un morso o un graffio di un animale affetto o portatore di virus delle rabbia;
(2) ” POST ESPOSIZIONE” per evitare l’insorgenza della malattia, dopo l’esposizione accidentale al virus, ossia dopo un morso o graffio di un animale che può essere a rischio di contaggio del virus della rabbia.
Questi sono protocolli differenti

PRESSO IL POLO VIAGGI CESMET – ARTEMISIALAB  il dr. Paolo Meo effettua la valutazione di rischio rabbia paese / territorio nel pre esposizione; ed effettua la valutazione dell’evento e l’indicazione alla vaccinazione nel “post esposizione”.
Richiedi una consulenza prima di partire per sapere di più sul vaccino della Rabbia ed il consiglio di effettuarlo per rendere il tuo ciaggio sicuro.

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E’ possibile richiedere la vaccinazione per la rabbia presso il POLO VIAGGI, anche in situazioni di URGENZA.

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Cosa è la rabbia?

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Viaggiatori internazionali:

Tutti coloro che si recano in aree dove è possibile la presenza di animali rabidi o addirittura organizzano safari o battute di caccia, è opportuno che effettuino il ciclo vaccinale. In caso di evento è opportuno utilizzare il protocollo curativo, da utilizzare un caso di sospetto contagio, formato da una dose di immunoglobuline umane (1500 U.I. per un peso di 75 Kg.) e tre dosi di vaccino post-esposizione.

Vaccinazione Antirabbica: Protocolli Storici, Attuali e Linee Gu

Panoramica Storica ed Evoluzione dei Vaccini
Dai Tessuti Nervosi alle Colture Cellulari

La storia della vaccinazione antirabbica inizia nel 1885 con Louis Pasteur, che sviluppò il primo vaccino utilizzando midollo spinale essiccato di conigli infetti. Questo approccio, sebbene rivoluzionario, presentava gravi effetti collaterali neurologici, tra cui encefaliti e polineuriti, a causa della presenza di mielina nel preparato. Negli anni ’60, l’introduzione di vaccini su colture cellulari (CCV) ha segnato una svolta:
• HDCV (Human Diploid Cell Vaccine): sviluppato su fibroblasti umani, garantisce un’elevata immunogenicità e sicurezza.
• PCECV (Purified Chick Embryo Cell Vaccine): prodotto in embrioni di pollo, riduce i rischi di reazioni avverse.
L’OMS ha ufficialmente sconsigliato i vaccini derivati da tessuto nervoso (NTV) nel 2007, promuovendo l’adozione globale dei CCV.

Modalità di somministrazione:

Il vaccino rabbico può essere somministrato in via intramuscolare profonda, preferibilmente sul deltoide o sul quadricipite della coscia. evitare la somministrazione intraglutea o sottocutanea, in quanto l’induzione di una risposta immunitaria adeguata può essere meno affidabile. L’involontaria iniezione intravascolare può portare a reazioni sistemiche, incluso lo shock. Quindi il vaccino non deve essere iniettato per via intravascolare.

 

Protocolli Vaccinali Attuali


Profilassi Pre-Esposizione (PrEP)

Indicata per gruppi ad alto rischio (veterinari, viaggiatori in aree endemiche), prevede:

• Schema convenzionale: 3 dosi intramuscolari (IM) ai giorni 0, 7, 21/28.
• Schema accelerato: 3 dosi IM ai giorni 0, 3, 7 per adulti con necessità di protezione rapida.
• Via intradermica (ID): 0,1 ml in due siti (giorni 0, 7, 28), riducendo i costi del 60-80%. (non eseguita al POLO VIAGGI)

I titoli anticorpali ≥0,5 UI/ml, verificabili con test FAVN o RFFIT, conferiscono protezione per 2-5 anni, richiedendo richiami in base all’esposizione residua.

Profilassi Post-Esposizione (PEP)

Intervento d’emergenza dopo morsi/graffi, articolato in:
1. Lavaggio immediato della ferita: 15 minuti con acqua e sapone o soluzioni virucide (es. iodopovidone), riducendo il rischio del 40%.
2. Immunizzazione attiva:
o Soggetti non vaccinati: 4 dosi IM (giorni 0, 3, 7, 14) o 5 dosi IM (giorni 0, 3, 7, 14, 28).
Via ID: 0,1 ml in 4 siti (giorno 0), 2 siti (giorni 3, 7, 28) per risparmiare dosi.
3. Immunizzazione passiva:
o Immunoglobuline antirabbiche (RIG): 20 UI/kg, infiltrando il 50% nella ferita e il resto IM.
Da somministrare entro 7 giorni dall’inizio della PEP.

 

 

Linee Guida OMS e Strategie Globali

Raccomandazioni Chiave
• Eliminazione della rabbia canina: Vaccinazione del 70% dei cani per interrompere la trasmissione zoonotica.
• Transizione ai CCV: Abbandono globale degli NTV entro il 202513.
• Integrazione con PEP: Accesso universale alle RIG e ai vaccini, specialmente in Asia e Africa13.

Categorie di Esposizione e Intervento

• Categoria I (contatto indiretto):                                            Nessuna PEP.
• Categoria II (graffi/minori morsi):                                Solo vaccino.
• Categoria III (morsi multipli/contatto mucose):     Vaccino + RIG.

 

Gestione Clinica dell’Esposizione

Valutazione del Rischio
• Animali domestici: Osservazione per 10 giorni; se sintomi, eutanasia e test PCR.
• Fauna selvatica: Considerare infetti fino a prova contraria, avviando PEP immediata.

Protocolli per Paesi a Risorse Limitate
• Strategia 2-1-1: 2 dosi IM al giorno 0, 1 al giorno 7, 1 al giorno 21, senza RIG.
• Uso di sieri equini: Alternative alle RIG umane, con dosaggio di 40 UI/kg.

 

Considerazioni Speciali

Popolazioni Vulnerabili
• Bambini: Dosaggio IM uguale agli adulti, somministrato nella coscia anterolaterale.
Donne in gravidanza/allattamento: Nessuna controindicazione; la rabbia ha mortalità del 100%.
• Immunocompromessi: Raddoppiare le dosi e monitorare i titoli anticorpali17.

 

Reazioni Avverse

• Comuni: Reazioni locali (35-45%), febbre, mialgie.
• Gravi: Anafilassi (1:10.000), sindrome di Guillain-Barré (rara).

Sfide Future e Direzioni della Ricerca

Obiettivo “Zero decessi entro il 2030”
L’OMS stima necessari 6 miliardi USD/anno per:
Vaccinazioni di massa canine in 67 paesi endemici.
Piattaforme di produzione locale di CCV in Africa.
Innovazioni in Sperimentazione
• Vaccini a mRNA: Maggiore stabilità termica per aree remote.
• Anticorpi monoclonali: Sostituire le RIG (es. RAB1-MAB).

Abbiamo sintetizzato le raccomandazioni internazionali, integrando dati clinici e strategie di sanità pubblica per contrastare una delle zoonosi più letali. L’aderenza ai protocolli e l’accesso equo agli strumenti preventivi rimangono pilastri fondamentali per l’eradicazione globale.

 edito da  dr. Paolo Meo

AGGIORNAMENTI AI PROTOCOLLI ADOTTATI FINO AL 2018

 

segui gli aggiornamenti al

Protocollo a Due Dosi per la Profilassi Pre-Esposizione (PrEP) della Rabbia: Evidenze e Linee Guida CLICCA QUI

 

 

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ALERT FILIPPINE fine anno 2024

Alert sanitari

Alla fine del 2024, le Filippine stanno affrontando diverse epidemie e problemi di salute pubblica:

 

Filippine -DENGUE:
aumentano i casi di dengue nei primi 9 mesi del 2023. Il vaccino contro la dengue, la pratica preventiva “salvavita”

I Immagine che contiene testo, grafica, aqua, mappa Descrizione generata automaticamentecasi di Dengue nel primo semestre del 2024 sono aumentati in tutto il territorio delle Filippine rispetto al 2022/23. Protezione dalla puntura delle zanzare Aedes o vaccinazione contro la malattia i metodi preventivi da seguire. Il nuovo vaccino Qdenga della casa Takeda considerato un ” salvavita sicuro ed efficace”.

La dengue rimane una delle principali preoccupazioni sanitarie nelle Filippine. Nel 2024, il paese ha registrato un aumento significativo dei casi rispetto agli anni precedenti:

– Oltre 100.000 casi segnalati tra gennaio e settembre 2024
– 299 decessi confermati, ma si ritiene che la diffusione reale sia molto più ampia
– 14 delle 17 regioni dell’arcipelago hanno riportato un aumento dei casi nel 2024, con una crescita esponenziale da maggio fino a Novembre;

 

Filippine: aumentano i casi di dengue a Zamboanga del Norte (Settembre 2023)

Durante il 2023/24 sono aumentati esponenzialmente i casi di febbre di Dengue in tutte le Filippine. La malattia si è manifestata piuttosto aggressiva e con diffusione costante. In particolare, nella provincia di……..leggi tutto

Leptospirosi

A seguito delle massicce inondazioni di fine luglio 2024, si è verificato un allarmante aumento dei casi di leptospirosi. Il Dipartimento della Salute filippino ha ordinato a tutti gli ospedali della capitale di attivare il loro piano di capacità per la leptospirosi. Doxiciclina 100 mg è il farmaco in prevenzione e in cura. Richiedi una consulenza per informazioni e prevenzione;

Malaria

Sebbene non sia diffusa in tutto il paese, la malaria rimane un problema in alcune aree specifiche:

– Presente principalmente nelle isole di Palawan e Mindanao
– Nessun rischio a Manila e nelle altre aree urbane

Aggiornamento COVID-19

Mentre le restrizioni legate al COVID-19 sono state ampiamente allentate, il virus continua a circolare. Tuttavia, dal 22 luglio 2023, non è più richiesta alcuna documentazione relativa al COVID-19 per l’ingresso nel paese. È importante notare che la situazione epidemiologica può cambiare rapidamente, e i viaggiatori dovrebbero sempre consultare le fonti ufficiali più aggiornate prima di visitare le Filippine.

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INFLUENZA AVIARIA. STATO DI EMERGENZA IN CALIFORNIA. RISCHIO DI SALTO DI SPECIE

L’influenza aviaria sta attualmente destando preoccupazione a livello globale a causa della sua crescente diffusione e del rischio di trasmissione tra diverse specie animali, incluso l’uomo.

La situazione dell’influenza aviaria è in rapida evoluzione e richiede un monitoraggio costante. Mentre gli esperti lavorano per contenere la diffusione del virus e studiarne le possibili mutazioni, è fondamentale mantenere alta l’attenzione e adottare misure preventive, soprattutto nelle aree ad alta densità di allevamenti avicoli. Il virus prima presente solo negli uccelli selvatici si è diffuso negli allevamenti di polli e quindi in mammiferi selvatici ed ora in particolare nei bovini.
La collaborazione internazionale e la sorveglianza continua saranno cruciali per prevenire una potenziale pandemia di origine aviaria nell’uomo.

Cerchiamo di capire meglio cosa sta succedendo.

Cos’è l’influenza aviaria? (secondo WHO)
L’influenza aviaria, nota anche come “influenza degli uccelli”, è una malattia causata da virus influenzali di tipo A che colpiscono principalmente i volatili. Il ceppo più noto e preoccupante è l’H5N1, identificato per la prima volta in Scozia nel 1959.

Diffusione geografica

Il virus dell’influenza aviaria, in particolare il ceppo H5N1 ad alta patogenicità (HPAI), si è diffuso notevolmente a livello globale:

– Inizialmente concentrato in Asia, il virus si è progressivamente espanso in Europa, Africa e America.
– Uno studio dell’Università della California ha identificato la provincia cinese del Guangdong come origine di diversi ceppi virali, tracciando i percorsi di diffusione regionale e internazionale.
L’influenza aviaria si sta diffondendo rapidamente in diverse parti del mondo, colpendo non solo gli uccelli selvatici e il pollame, ma anche i bovini da latte in diversi stati degli USA. Questa ampia diffusione aumenta le possibilità di esposizione umana al virus.

Ampliamento della gamma di ospiti

Negli ultimi anni, il virus ha mostrato una preoccupante capacità di infettare nuove specie:
– Oltre 50 specie diverse di mammiferi sono state trovate infette dai virus HPAI.
– Nel 2024, si è verificata per la prima volta la trasmissione del virus H5N1 dai volatili ai bovini, con focolai segnalati in diversi stati degli USA.

La diffusione tra gli animali

Negli ultimi mesi, si è osservato un aumento significativo dei casi di influenza aviaria:
– Tra gli uccelli selvatici: In Italia e in Europa si registra una crescente circolazione del virus H5N1 nell’avifauna.
– Negli allevamenti avicoli: Il virus si sta diffondendo anche nel pollame domestico, con numerosi focolai segnalati in diversi paesi.
– Nei mammiferi: Sono stati rilevati casi di trasmissione ad altre specie animali, come bovini e visoni.

Il salto di specie

Il “salto di specie” si verifica quando un virus riesce a superare la barriera biologica tra diverse specie animali. Nel caso dell’influenza aviaria, questo fenomeno è particolarmente preoccupante perché:
1. Aumenta il rischio di mutazioni: Ogni volta che il virus infetta una nuova specie, può subire modifiche genetiche che potrebbero renderlo più adatto alla trasmissione tra mammiferi, incluso l’uomo.

2. Amplia la diffusione: La capacità di infettare diverse specie animali aumenta le possibilità di propagazione del virus.

3. Complica il controllo: Diventa più difficile contenere l’epidemia quando coinvolge molteplici specie animali.

 

Questi salti aumentano le opportunità per il virus di mutare e potenzialmente adattarsi meglio alla trasmissione tra esseri umani.

 La trasmissione all’uomo

Sebbene rara, la trasmissione del virus aviario all’uomo è possibile, soprattutto in caso di contatto stretto con animali infetti Recentemente:
– Sono stati segnalati 61 casi umani confermati di influenza aviaria in sette stati degli USA, di cui 34 in California.
– In Louisiana, è stato registrato il primo caso grave di influenza aviaria nell’uomo negli Stati Uniti.

È importante sottolineare che finora non sono stati rilevati casi di trasmissione da uomo a uomo del virus H5N1[10].

 Lo stato di emergenza in California

Il governatore della California, Gavin Newsom, ha dichiarato lo stato di emergenza per l’influenza aviaria il 18 dicembre 2024. Questa decisione è stata presa per diverse ragioni:
1. Rapida diffusione: Il virus è stato rilevato in 645 aziende lattiero-casearie della California, con metà dei casi emersi solo nell’ultimo mese.
2. Rischio per l’industria lattiero-casearia: L’epidemia sta colpendo duramente i bovini da latte, mettendo a rischio un settore economico importante.
3. Necessità di risorse: Lo stato di emergenza permette di mobilitare rapidamente personale e risorse per contenere l’epidemia.
4. Prevenzione: Sebbene il rischio per la salute pubblica rimanga basso, le autorità vogliono agire preventivamente per evitare una possibile escalation.

L’influenza aviaria è considerata un rischio significativo per l’umanità per diverse ragioni:

Potenziale pandemico
Il virus dell’influenza aviaria H5N1 ha dimostrato una notevole capacità di evolversi e adattarsi a nuovi ospiti, inclusi i mammiferi. Questo potenziale evolutivo aumenta il rischio che il virus possa acquisire la capacità di trasmettersi efficacemente da persona a persona, portando potenzialmente a una pandemia.

Elevata patogenicità
L’H5N1 è noto per la sua elevata patogenicità negli esseri umani. Nei casi di infezione umana registrati finora, il tasso di letalità è stato estremamente alto, circa il 50%[2]. Sebbene le infezioni nell’uomo siano ancora rare, questa elevata virulenza è motivo di grande preoccupazione.

Mutazioni preoccupanti
Recenti studi hanno evidenziato che una singola mutazione genetica potrebbe essere sufficiente per migliorare significativamente la capacità del virus di legarsi ai recettori delle cellule umane. Inoltre, sono state osservate rare mutazioni genetiche in casi umani gravi, come quello recentemente segnalato in Louisiana.

Emergenza di nuove varianti
Sono emerse nuove varianti del virus con caratteristiche preoccupanti:
– La variante Fujian è diventata il ceppo predominante in gran parte dell’Asia.
Alcuni ceppi hanno mostrato una leggera riduzione della suscettibilità all’oseltamivir, un farmaco antivirale comunemente usato.

Rischio di riassortimento genetico
Gli esperti sono particolarmente preoccupati per la possibilità che il virus H5N1 possa infettare i maiali, che possono essere ospiti sia di virus aviari che umani. Questo scenario potrebbe portare a un riassortimento genetico, creando potenzialmente una nuova variante del virus più adatta alla trasmissione umana.

Preparazione e sorveglianza
Sebbene il rischio attuale per la popolazione generale rimanga basso, le autorità sanitarie stanno prendendo sul serio la minaccia. La dichiarazione dello stato di emergenza in California per l’epidemia nei bovini da latte e l’intensificazione della sorveglianza virologica sono esempi di misure preventive fondamentali per evitare ulteriori diffusioni nell’uomo.

Mentre non c’è ancora evidenza di una trasmissione sostenuta da persona a persona, la combinazione di questi fattori rende l’influenza aviaria una minaccia potenziale che richiede un monitoraggio costante e una preparazione proattiva da parte della comunità scientifica e delle autorità sanitarie globali.

Citazioni:
https://www.marionegri.it/magazine/influenza-aviaria-nuova-pandemia

INFLUENZA AVIARIA: NEGLI USA PRIMO CASO UMANO GRAVE DI H5N1, IL RISCHIO RIMANE COMUNQUE BASSO


https://www.epicentro.iss.it/focus/flu_aviaria/mondo
https://www.efsa.europa.eu/it/topics/topic/avian-influenza
https://www.vet33.it/cronaca/2372/influenza-aviaria-stati-uniti-mutazioni-nel-primo-caso-umano-grave.html
dr. Paolo Meo
direttore Cesmet Clinica del Viaggiatore
infettivologo tropicalista

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La diarrea del viaggiatore: una minaccia silenziosa

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La diarrea del viaggiatore è definita come un “disturbo gastrointestinale” che colpisce soprattutto chi si reca in regioni del mondo con standard igienico-sanitari diversi da quelli a cui si è abituati. Ma ne possiamo essere affetti ovunque, anche nei paesi delle nostre latitudini. I paesi in via di sviluppo o quelli con carenze nel trattamento dell’acqua e nella gestione degli alimenti sono considerati le destinazioni a più alto rischio. Tra le aree più frequentemente coinvolte troviamo il Sud-est asiatico, l’Africa, l’America Latina e alcune regioni del Medio Oriente.
Le cause principali della diarrea del viaggiatore sono batteri, virus o parassiti presenti nell’acqua contaminata, nel ghiaccio, negli alimenti o trasmessi attraverso il contatto diretto con superfici infette. La stessa acqua con cui ci si lava, docce e bagni, può essere origine di episodi di diarrea. Escherichia coli, Salmonella, Campylobacter, e Shigella sono i batteri più comunemente associati a questa condizione, mentre il virus Norovirus e il parassita Giardia lamblia rappresentano altrettante minacce da non sottovalutare.

Studi effettuati sui diversi gruppi di viaggiatori evidenziano che più del 60% del totale delle persone che viaggiano in tutto il mondo è affetto da questo problema intestinale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ci fornisce dati e descrizioni precise di quanto accade durante i viaggi in tutti i paesi del mondo ma in modo particolare in quelli esotici e durante viaggi a rischio. I paesi maggiormente colpiti sono quelli delle fasce tropicali e a minore livello di igiene. Gli ambienti e alcune condizioni possono favorire queste forme molto fastidiose durante un viaggio. Le crociere possono essere ambienti in cui si sviluppano veri focolai di queste forme patogene intestinali, con attacchi sia batterici che virali.
Comportamenti superficiali e la scarsa attenzione al cibo o all’utilizzo dell’acqua genera problemi anche seri. La diarrea del viaggiatore può colpire ognuno di noi, ovunque, in qualsiasi città o paese. Dobbiamo prima di tutto pensare a prevenire ed eventualmente a stroncare i sintomi fin dall’inizio.
Ricordiamo che
il Bassado 100 mg può essere utilizzato in prevenzione (1 compressa) o come trattamento (2 compresse);
il normix 200 può essere aggiunto in caso di sintomi per rafforzare l’azione antimicrobica.
Il Bimixin è invece utilizzato sempre meno per la sua efficacia ridotta.
L’Imodium
, se utilizzato deve essere sempre accompagnato da un antibiotico.

La DIARREA secondo OMS

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diarrea e diarrea del viaggiatore. Come posso informarmi sui problemi e sulle soluzioni prima di affrontare un viaggio?

Il miglior modo di informarti su come evitare il fastidioso e spesso debilitante problema delle enteriti in viaggio è richiedere una consulenza a ad un medico esperto e conoscitore delle realtà locali.

Ruolo della Telemedicina

La Telemedicina offre un’opportunità innovativa per accedere a consulenze mediche specializzate da remoto, a distanza, consentendo ai viaggiatori di ricevere assistenza e consigli personalizzati prima e durante il viaggio. Questo approccio permette una gestione preventiva e proattiva della salute intestinale, riducendo il rischio di contrarre la diarrea del viaggiatore e fornendo indicazioni specifiche per affrontare eventuali problemi durante il viaggio.

Benefici della consulenza specialistica

Richiedere una consulenza con uno specialista prima di partire per un viaggio può fornire informazioni cruciali sulla prevenzione della diarrea del viaggiatore. Attraverso una valutazione personalizzata, è possibile identificare i fattori di rischio individuali e adottare misure preventive mirate, come consigli dietetici, farmaci profilattici o indicazioni sull’igiene alimentare e dell’acqua.

Un approccio integrato alla salute durante i viaggi

Integrare la consulenza specialistica con le pratiche di igiene corrette, la scelta oculata degli alimenti e delle bevande consumati e l’uso di integratori specifici può contribuire in modo significativo a ridurre l’incidenza della diarrea del viaggiatore e garantire un viaggio più sicuro e piacevole.

Conclusioni
In conclusione, la diarrea del viaggiatore rappresenta una sfida comune per i viaggiatori, soprattutto per coloro con problemi intestinali preesistenti. Sfruttare i servizi di Telemedicina e consultare uno specialista prima e durante il viaggio può essere fondamentale per prevenire e gestire efficacemente questa condizione, consentendo di godere appieno dell’esperienza di viaggio in modo sicuro e confortevole.

 

In pratica:
1. Telefona al numero 0639030481. Ti risponderà una segreteria telefonica attraverso la quale prenoterai alla voce consulenza la tua richiesta. Sarai richiamato per effettuare la tua consulenza, e ricevere le informazioni che vuoi.

2. Scrivi una mail a seg.cesmet@gmail.com oppure scrivi un messaggio su whatsapp 3466000899.
Ti risponderemo immediatamente per attivare:
– Consulenze online prima dei viaggi (CICCA QUI): per prepararti e prevenire la diarrea, soprattutto se hai un intestino debole ;
– Consulenze su problemi di diarree infettive (CLICCA QUI): se soffri di problemi intestinali come prevenirle, come curarle, come comportarsi;
– Consulenze durante il viaggio (CLICCA QUI): se stai male ed hai problemi di diarrea, chiedi l’intervento del medico specialista.

oppure

– Utilizza fonti affidabili come il sito web www.clinicadelviaggiatore.com  per ottenere informazioni aggiornate sui rischi e le precauzioni da prendere, le situazione dei paesi meta dei tuoi viaggi, consultando le schede dei paesi. .

 Prepara la tua farmacia del viaggiatore con farmaci idonei e Kit di Primo Soccorso” consultando il sito www.clinicadelviaggiatore.com Prepara un kit di primo soccorso con farmaci essenziali come antibiotici, antidiarroici, soluzioni reidratanti orali e probiotici. Assicurati di sapere come e quando usarli.

Precauzioni Alimentari: Informati sulle precauzioni alimentari da adottare, come evitare acqua non potabile, ghiaccio, cibi crudi o poco cotti, e preferire cibi ben cotti e bevande sigillate.

Assicurazione di Viaggio: Considera di stipulare un’assicurazione di viaggio che copra le spese mediche, inclusi i costi per eventuali cure o ricoveri dovuti a problemi gastrointestinali.
Informarsi adeguatamente ti aiuterà a prevenire e affrontare efficacemente eventuali problemi di diarrea durante il tuo viaggio.

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Syria – Aleppo 30 novembre 2024:, situazione sanitaria durante l’escalation del conflitto tra truppe regolari siriane e ribelli Jihadisti nel centro della città.

La situazione sanitaria ad Aleppo è estremamente critica a causa dell’escalation del conflitto e dell’invasione jihadista in corso.

Ecco un quadro della situazione attuale e delle prospettive per i prossimi giorni:
Stato del sistema sanitario:
I due dei principali ospedali di Aleppo hanno annunciato di essere quasi al limite della capacità di ricovero e di attività;
La maggior parte degli ospedali privati ha chiuso a causa degli scontri in corso;
Molte strutture sanitarie hanno sospeso i servizi, soprattutto nelle aree vicine alle linee del fronte, al di fuori della città;
– L’ospedale di Bab Al-Hawa, uno dei più grandi della Siria nord-occidentale, ha sospeso le visite mediche ambulatoriali e gli interventi chirurgici non urgenti, limitando le operazioni ai casi critici

Malattie infettive e rischi sanitari
– Esiste allo stato attuale un alto rischio di diffusione di malattie infettive a causa della mancanza di servizi igienico-sanitari, dell’approvvigionamento idrico limitato e del sovraffollamento;
– SCABBIA: è una delle infestazioni preoccupanti, specialmente nei campi profughi densamente popolati, sono state segnalati 8.944 casi poco dopo l’inizio del conflitto;
– COLERA: il focolaio di colera è iniziato fin dall’agosto 2022 dalle campagne circostanti Aleppo, e si è poi diffuso in città e nel nord del paese. Attualmente è in ripresa nonostante le condizioni climatiche sfavorevoli; già presente prima del conflitto, si sta diffondendo ulteriormente a causa della mancanza di acqua potabile e servizi igienici adeguati. il colera è uno dei simboli delle difficoltà socio-economiche della Siria determinate dalla guerra, dalla povertà, dalle sanzioni, dagli effetti del cambiamento climatico; tutti fattori che pesano tantissimo sulla popolazione;
– INFEZIONI RESPIRATORIE: sono le più comuni dopo i terremoti, con un’incidenza di 328,5 casi su 100.000 persone, più di 54.000 casi riportati;
– DIARREA: oltre 33.000 casi segnalati, soprattutto tra i bambini sotto i cinque anni[1].
– RISCHIO DI EPIDEMIE è elevato a causa della distruzione delle infrastrutture idriche e sanitarie nella città e nei sobborghi;

Previsioni per i prossimi giorni di dicembre ‘24
1. Aumento dei casi di malattie infettive: Con lo sfollamento di migliaia di persone e il sovraffollamento nelle aree di accoglienza, è probabile un aumento dei casi di malattie trasmissibili tra cui scabbia, colera, infezioni gastrointestinali. I casi di morbillo sono in aumento e potrebbero creare seri problemi;
2. Peggioramento dell’accesso alle cure: La chiusura di molte strutture sanitarie e l’interruzione dei servizi medici porteranno a un ulteriore deterioramento dell’accesso alle cure essenziali;
3. Carenza di medicinali e forniture mediche: Con l’interruzione delle catene di approvvigionamento, si prevede una grave carenza di medicinali e forniture mediche essenziali;
4. Aumento della mortalità per patologie curabili: La mancanza di accesso alle cure può portare a un aumento dei decessi per patologie normalmente curabili come polmoniti, ernie o appendiciti ed altro.
5. Impatto sulla salute mentale: L’escalation del conflitto avrà un grave impatto sulla salute mentale della popolazione, con un aumento dei casi di stress post-traumatico, ansia e depressione;
6. Rischi per gruppi vulnerabili: Bambini, donne incinte e persone con disabilità sono particolarmente a rischio a causa della mancanza di servizi specializzati e campagne di vaccinazione;
– La copertura vaccinale per il morbillo in Siria è crollata dall’80% pre-conflitto al 53%;
– La copertura vaccinale contro la poliomielite è del 65% con una dose e del 52% con tre dosi, aumentando il rischio di focolai;

Per affrontare questa crisi sanitaria, è fondamentale un immediato aumento del sostegno umanitario internazionale, con particolare attenzione alla fornitura di servizi medici d’emergenza, medicinali essenziali, acqua potabile e servizi igienico-sanitari. La comunità internazionale dovrà agire rapidamente per prevenire una catastrofe umanitaria su larga scala.

Deterioramento delle infrastrutture sanitarie
Il 35% degli ospedali e il 38% dei centri di assistenza sanitaria primaria non sono pienamente operativi, limitando l’accesso alle cure e la disponibilità di medicinali e forniture;
– La mancanza di carburante ha bloccato gli impianti di desalinizzazione e la raccolta dei rifiuti, creando condizioni favorevoli alla diffusione di insetti e roditori vettori di malattie;
Sovraffollamento e condizioni igieniche precarie
– Gli sfollamenti di massa hanno portato a un sovraffollamento nei campi profughi e nei rifugi temporanei, creando condizioni ideali per la trasmissione di malattie infettive;
– La mancanza di accesso all’acqua potabile e servizi igienici adeguati aumenta il rischio di malattie di origine idrica e alimentare;
Oltre 2 milioni di persone vivono in insediamenti di tende soggetti a inondazioni, affrontando temperature invernali rigide che favoriscono la diffusione di infezioni respiratorie;
In conclusione, le attuali ostilità stanno creando un ambiente estremamente favorevole alla diffusione di malattie infettive, mettendo a dura prova un sistema sanitario già fragile e compromettendo la capacità di prevenzione e risposta alle epidemie.

Syria – Aleppo 30 novembre 2024:, situazione sanitaria durante l’escalation del conflitto tra truppe regolari siriane e ribelli Jihadisti nel centro della città. Leggi tutto »

La malaria uccide ancora. Imprenditore muore in Sardegna dopo una vacnza a Zanzibar. Alcune riflessioni

L’ennesimo drammatico evento, questa volta ad Olbia, ha scosso i viaggiatori e sembra che sia cresciuto l’allarme tra i turisti diretti verso diverse destinazioni tropicali. Imprenditore muore di malaria ad Olbia.
Ma in che senso ha messo in allarme i turisti, le agenzie, i tour Operator? Ma non era un problema che esiste da quando esiste il mondo? Ma può essere che deve sempre scapparci il morto per ricordare alla pubblica opinione che nel tropico bisogna difendersi da una serie di malattie, a cominciare dalla malaria?
Carlo Iervolino, imprenditore 45enne, è deceduto nel reparto di rianimazione dell’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia a causa di una malaria, esitata in poche ore in malaria cerebrale, contratta durante un recente viaggio a Zanzibar.
L’isola di Zanzibar è un paradiso con rischi spesso sottovalutati. Questo tragico episodio getta nuova luce sui pericoli spesso coperti e non indicati di alcune mete turistiche apparentemente idilliache. Anche Zanzibar, rinomata per le sue spiagge paradisiache e acque cristalline, presenta insidie come tutti i paesi del mondo, ed in particolare quelle insidie dei paesi tropicali. La presenza della zanzara Anopheles che è vettore del plasmodio della malaria, mantiene il rischio della malattia, e la zanzara Aedes, continua a diffondere i virus della dengue.
Il caso di Iervolino sottolinea l’urgente necessità di una maggiore consapevolezza e preparazione da parte dei viaggiatori. Tra le prime forme di prevenzione la “protezione dalle punture di insetto” rappresenta la prima linea di protezione. L’uso di repellenti e zanzariere è di fondamentale importanza.
La “Profilassi farmacologica” costituisce quella protezione senza la quale viaggiare in alcune zona è rischioso. La consultazione con lo specialista prima del viaggio è cruciale per determinare la profilassi più adatta.
Ricordo, dalla mia esperienza quarantennale in molti paesi africani, che ad oggi la Doxiciclina costituisce una scelta efficace e sicura, ma da prendere sempre dopo prescrizione medica. Infatti per i paesi dell’Africa orientale, inclusa Zanzibar, la doxiciclina 100 mg si conferma come una delle opzioni più efficaci. Protegge dalla malaria, fornisce un ottima copertura contro diarrea del viaggiatore, previene da infezioni da morso di zecca, da alcune malattie batteriche sessualmente trasmissibili, da infezioni della pelle durante il viaggio.
Desidero ricordare ancora ai futuri viaggiatori che questa tragedia serve come severo monito: nessuna destinazione tropicale può essere considerata completamente sicura dalla malaria. I turisti devono essere consapevoli dei rischi e prendere tutte le precauzioni necessarie.
E’ anche un monito nei confronti di una parte della classe medica troppe volte superficiale e priva di quella attenzione e rapidità nel prendere decisioni. Il malessere, anche lieve, in coloro che tornano da aree a rischio malattie tropicali, va sempre interpretato prima escludendo le forme e le malattie più gravi e poi pensando a “colpi d’aria”, che da clinico non ho ancora capito cosa sono, e a malattie lievi nostrane. Pensiamo sempre al peggio per essere tranquilli di aver valutato ogni cosa.
E per tutti i viaggiatori la prevenzione e la consapevolezza sono le chiavi per godere di vacanze sicure e indimenticabili.

Buon viaggio a tutti. Dr. Paolo Meo medico tropicalista – infettivologo

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il MASATO una bevanda tradizionale amazzonica sicura sulla diarrea del viaggiatore

Il Masato è una bevanda tradizionale dell’Amazzonia, fermentata, particolarmente diffusa tra le popolazioni indigene del Perù, come gli Ashaninka e i Shipibo, ma in tutta la regione Amazzonica dei paesi del nord dell’America latina.  Tra le popolazioni locali prende il posto dell’acqua da bere, in particolare dove c’è carenza di acqua o dove le fonti d’acqua sono contaminate. È una bevanda fermentata a base di manioca (nota anche come yuca o cassava), ma può essere preparata anche con altri ingredienti come riso, mais o ananas.

E’ una bevanda tradizionale diffusa in tutto il bacino dell’Amazzonia ed ha un profondo significato culturale e spirituale per le comunità indigene dell’Amazzonia. Viene spesso consumato durante cerimonie importanti come matrimoni, funerali e riunioni comunitarie. Bere masato insieme è considerato un atto sacro che rafforza i legami sociali e spirituali all’interno della comunità

 

BOLLITURA DEL MASATO
BOLLITURA DEL MASATO

Il masato, oltre ad essere una bevanda tradizionale dell’Amazzonia, sembra avere alcune proprietà mediche interessanti, in particolare per quanto riguarda la sua capacità di ridurre la contaminazione batterica dell’acqua. Possiede infatti spiccate proprietà antibatteriche, in particolare per quanto riguarda la riduzione della carica batterica coliforme e la presenza di enterobatteri, tra i quali salmonelle e forme vibrionacee.

Il Masato si prepara iniziando dalla: (1) “Bollitura della manioca” che viene sbucciata e bollita fino a diventare morbida. Quindi una volta cotta si passa alla sua (2) “Masticazione”: questa pasta viene masticata tradizionalmente da donne della comunità e poi sputata in un recipiente. Questo processo è fondamentale perché la saliva contiene enzimi che aiutano a convertire l’amido della manioca in zuccheri fermentabili.
quindi è il momento della (3) “Fermentazione”: Il composto viene lasciato fermentare per alcuni giorni. Tradizionalmente, il recipiente viene coperto con foglie di banana e lasciato riposare per circa tre giorni. Durante questo periodo, gli zuccheri si trasformano in alcol, conferendo alla bevanda il suo    contenuto alcolico che può variare tra il 2% e il 6%.
Il processo di fermentazione del Masato produce alcol e acido lattico, che possono inibire la crescita di organismi patogeni, riducendo così il rischio di malattie batteriche e virali trasmesse dall’acqua e che causano forme importanti di diarrea e vomito.

MASTICAZIONE DEL MASATO
MASTICAZIONE DEL MASATO

Studi condotti nelle comunità indigene dell’Amazzonia, come quella degli Shawi in Perù, hanno dimostrato che il Masato contiene una carica batterica significativamente ridotta rispetto alle fonti d’acqua comunali della stessa area. In uno studio compiuto in diversi dipartimenti amazzonici peruviani, il 100% delle fonti d’acqua comunali erano contaminate da batteri coliformi, mentre solo il 18% dei campioni di Masato presentava tali contaminazioni. La presenza di salmonella e di forme vibrionacee, largamente presenti nelle acque dell’area amazzonica è fortemente ridotta nel Masato.
Il Masato è considerato una fonte di acqua potabile relativamente sicura nelle regioni amazzoniche, specialmente in contesti dove l’acqua potabile è scarsa o contaminata. Questa bevanda fermentata, prende il posto dell’acqua.
Il consumo di acqua contaminata comporta rischi significativi per la salute umana, mentre il masato, grazie al processo di fermentazione, può rappresentare un’alternativa più sicura in alcune comunità amazzoniche.
Bere acqua contaminata espone a diversi agenti patogeni e sostanze chimiche che possono causare importanti problemi di salute:
Le forme gastrointestinali sono le malattie più frequenti nella popolazione locale ed anche nei viaggiatori che soggiornano in Amazonia. L’acqua contaminata da batteri, virus e parassiti può provocare diarrea, vomito, nausea e febbre. Escherichia Coli e Salmonella sono frequenti e causano infezioni gravi, specialmente nei bambini e nelle persone con un sistema immunitario compromesso. Tra i parassiti Giardia ed Ameba causano infezioni prolungate che hanno la tendenza a cronicizzare.
L’acqua contaminata dell’Amazonia contiene metalli pesanti e altri composti chimici nocivi che possono portare a malattie croniche.
Su tutto questo Il Masato offre grandi vantaggi in termini di sicurezza rispetto all’acqua non trattata:

In sintesi, mentre l’acqua contaminata rappresenta un rischio significativo per la salute umana a causa dei vari agenti patogeni e sostanze chimiche che può contenere, il masato, grazie alla fermentazione, offre un’alternativa più sicura in contesti dove l’acqua potabile è limitata. Tuttavia, è importante considerare che il Masato non sostituisce l’acqua potabile trattata in termini di idratazione.

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Vaccini anti-COVID-19 e malattie cardiovascolari

Vaccini anti-COVID-19 e malattie cardiovascolari

I dati attuali sul rapporto vaccinazione anti covid e infiammazioni del miocardi e del pericardio mostrano che i vaccini anti-COVID-19 non hanno causato un aumento significativo del rischio di eventi cardiovascolari avversi rispetto alle statistiche sulle diverse popolazioni studiate. In particolare presentiamo alcuni lavori a supporto di queste affermazioni:

1) Uno studio pubblicato sulla rivista “Vaccines”

e coordinato da Lamberto Manzoli dell’Università di Bologna ha studiato la popolazione della provincia di Pescara per 18 mesi. I risultati mostrano l’assenza di un aumento di frequenza di patologie cardiovascolari tra i vaccinati covid rispetto ai non vaccinati. (aumento del rischio di eventi avversi come infarti, ictus, arresti cardiaci, miocarditi, pericarditi e trombosi venose profonde). Conclude il prof. Manzoli nel suo lavoro che “ i risultati che abbiamo ottenuto mostrano in modo netto che tra i vaccinati non c’è stato un aumento di rischio di malattie cardiache gravi. Vi sono stati casi isolati di alterazioni cardio circolatorie, ma il profilo di sicurezza dei vaccini utilizzati durante la pandemia è stato confermato: sarà ora importante continuare il follow-up su un periodo più lungo”.

2) L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) nel suo rapporto 2021

ha registrato un numero molto basso di casi di miocardite (2,7 casi per milione di dosi) e pericardite (4,1 casi per milione di dosi) post-vaccinazione.
Sono stati registrati 256 casi di miocarditi post-vaccino (2,7 casi per milione di dosi di vaccino) e 443 casi di pericardite post-vaccino (4,1 casi per milione di dosi di vaccino). In generale, si sono osservate soprattutto nei giovani maschi e entro 1-3 settimane dalla somministrazione. L’andamento clinico sembra essere più lieve e ha mostrato dei tempi di risoluzione più brevi rispetto alle miocarditi da virus SARS-CoV2, ossia da infezione.

3) Uno studio britannico pubblicato sulla rivista Circulation

effettuato su quasi 43 milioni di persone ha confermato che il rischio di miocardite dopo la vaccinazione è raro e generalmente inferiore a quello associato all’infezione da COVID-19.
Le domande sono:    “Di quanto aumenta la probabilità di una miocardite dopo il vaccino per Covid-19?”  oppure  “ di quanto aumenta la probabilità di malattia o screzio cardiaco dopo l’infezione?
Questa è una delle questioni più studiate e dibattute da quando questa condizione infiammatoria del cuore è stata inclusa fra i possibili effetti collaterali della vaccinazione contro il virus Sars-CoV-2.

La conclusione di tutti questi studi sul “rischio di miocardite e pericarditi da vaccino” conferma che:
• resta basso il rischio di malattia cardiaca nei soggetti vaccinati;
• è più alto nei giovani maschi rispetto al resto della popolazione;
• è di parecchio inferiore a quello di miocardite da Covid-19, anche dopo terze dosi e dosi booster;

Queste considerazioni non escludono comunque che casi di infiammazione o lesioni anche gravi del miocardio o pericardio post vaccinali si possano manifestare, soprattutto in soggetti con patologia organica pregressa, ma sono rare e molto inferiori rispetto alla malattia del Covid. Questo ci porta a considerare che una attenta valutazione anamnestica, dello stato di salute della persona, prima della somministrazione del vaccino, e la condizione per evitare eventi avversi che non possono essere esclusi.
I ricercatori, afferenti a varie università britanniche e coordinati dall’Università di Oxford, hanno fatto le valutazioni studiando e confrontando i dati di persone di età maggiore a 13 anni vaccinate per Covid-19 fra il dicembre 2020 e il dicembre 2021, andando a considerare e confrontare i casi di miocardite post vaccinali o in seguito all’infezione da Sars-CoV-2. Si tratta di un bacino decisamente ampio. Lo studio è stato eseguito su di un campione di 42.842.345 individui che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino, di cui 21.242.629 hanno avuto 3 dosi e 5.934.153 hanno avuto l’infezione, prima o dopo la vaccinazione. Fra loro, i ricercatori sono andati a cercare chi aveva avuto episodi di miocardite nei 28 giorni dopo gli eventi che si volevano valutare: “vaccinazione e il test positivo per Covid-19”.
Martina Patone, primo autore e ricercatrice in statistica presso l’Università di Oxford, ha commentato: «Abbiamo analizzato un’ampia mole di dati, l’intera popolazione vaccinata in Inghilterra durante il primo anno di pandemia quando i primi vaccini sono diventati disponibili. Abbiamo rilevato che il rischio di miocarditi dopo la vaccinazione Covid è ridotto rispetto a quello dopo l’infezione».
« è importante sapere che la miocardite è rara, e resta raro il rischio di svilupparla dopo la vaccinazione covid-19» «Questi rischi dovrebbero essere bilanciati con i benefici della vaccinazione nel prevenire le infezioni severe da Covid-19. Altrettanto fondamentale è capire chi è a rischio aumentato di miocardite e quali vaccini sono associati ad un rischio più elevato».
E questo è il nocciolo della questione. Uno screening clinico attento dei vaccinandi e della loro situazione cardiocircolatoria recente è fondamentale per eliminare rischi, anche gravi di insorgenza di malattie cardiocircolatorie anche gravi nel post vaccinazione.

Infezione da SARS-CoV-2 e malattie cardiovascolari
L’infezione da COVID-19, sintomatica, sembra invece aumentare significativamente il rischio di complicanze cardiovascolari:
1) Secondo uno studio pubblicato su Cardiovascular Research da un team dell’Università di Hong Kong i pazienti con infezione da COVID-19, asintomatici o sintomatici, hanno mostrato una probabilità 4 volte maggiore di sviluppare eventi cardiovascolari maggiori nella fase acuta dell’infezione e un rischio del 40% più elevato nella fase post-acuta, rispetto alle persone che non hanno contratto l’infezione. I cardiopatici risultano avere, con l’infezione Covid un rischio più elevato di 81 volte di morire nelle prime tre settimane dall’infezione e il rischio resta cinque volte più alto fino a 18 mesi dopo.
2) Uno studio su 50 milioni di persone in Inghilterra ha rivelato che l’incidenza di trombosi arteriose, come infarti e ictus, è stata fino al 10% inferiore nelle 13-24 settimane successive alla prima dose di vaccino anti-COVID, e fino al 27% inferiore dopo la seconda dose rispetto ai non vaccinati. Questi dati confermano l’efficacia protettiva del vaccino ed anche la sua minore induzione di effetti collaterali

La malattia del COVID-19 può avere effetti cardiovascolari a lungo termine:
– secondo i dati della SIIA, la società italiana ipertensione arteriosa, il “Long COVID” e il “Chronic COVID” possono includere sintomi come astenia, dispnea e intolleranza ortostatica, da correlare a disfunzioni del sistema cardiovascolare.
Il virus SARS CoV2 può causare danni diretti al sistema nervoso autonomo o innescare meccanismi autoimmuni che influenzano la funzione cardiovascolare e le cellule endoteliali della circolazione capillare.
In pratica da tutti questi studi si può affermare che mentre i vaccini anti-COVID-19 hanno dimostrato un profilo di sicurezza cardiovascolare generalmente buono, l‘infezione da SARS-CoV-2 rappresenta un rischio significativo per lo sviluppo di complicanze cardiovascolari sia acute che croniche.
Questi dati sottolineano l’importanza della prevenzione dell’infezione e della vaccinazione, specialmente per i soggetti a rischio cardiovascolare elevato.

Le Miocarditi e le pericarditi dopo la vaccinazione anti Covid sono le complicanze cardiovascolari più frequentemente riportate, soprattutto dopo i vaccini a mRNA. L’incidenza complessiva di miocardite è intorno all’1,62%. Il rischio è più elevato nei giovani maschi, in particolare nella fascia 18-25 anni, 1-7 giorni dopo la seconda dose. La maggior parte dei casi si è risolta con la dimissione ospedaliera.

È stato osservato un lieve aumento del rischio di trombocitopenia trombotica immuno-indotta da vaccino (VITT), soprattutto con i vaccini a vettore adenovirale come AstraZeneca. Il rischio di VITT è comunque molto inferiore rispetto al rischio di trombosi associato all’infezione da COVID-19.
Sono stati riportati alcuni casi di extrasistoli e fibrillazione atriale, soprattutto negli anziani.
È stato osservato un lieve aumento del rischio di TIA, principalmente negli anziani.
(Vedi l’articolo: Eur Heart J Suppl. 2023 Feb 14;25(Suppl A):A42–A49. doi: 10.1093/eurheartjsupp/suac123 The impact of COVID-19 and COVID vaccination on cardiovascular outcomes

Queste quindi le considerazioni importanti da fare sulla base di tutti questi studi:
– Gli eventi avversi cardiovascolari gravi dopo la vaccinazione sono molto rari.
– Il rischio di complicanze cardiovascolari è significativamente più alto con l’infezione da COVID-19 rispetto alla vaccinazione.
– La vaccinazione completa riduce sostanzialmente il rischio di eventi cardiovascolari gravi associati al COVID-19.
– I benefici della vaccinazione nel prevenire le complicanze cardiovascolari del COVID-19 superano ampiamente i potenziali rischi.
In conclusione, sebbene esistano rari rischi cardiovascolari associati ai vaccini anti-COVID-19, questi sono generalmente lievi e transitori. Il profilo rischio-beneficio della vaccinazione rimane nettamente favorevole, soprattutto considerando la significativa protezione offerta contro le complicanze cardiovascolari dell’infezione da COVID-19.

Sulla base degli studi disponibili, esistono effettivamente alcuni gruppi di popolazione che presentano un rischio maggiore di complicanze cardiovascolari dopo la vaccinazione anti-COVID-19:
Giovani maschi: Il gruppo più a rischio è rappresentato dai giovani di sesso maschile, in particolare nella fascia d’età 16-24 anni. In questo gruppo, il rischio di miocardite è risultato più elevato dopo la seconda dose di vaccino, soprattutto con i vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna).
Il rischio di miocardite e pericardite è più alto nei primi 14 giorni dopo la vaccinazione, in particolare dopo la seconda dose.

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