SIRIA 10 marzo 2025. Un paese sempre più violento.
La Siria sta attraversando un periodo critico dalla caduta del regime di Bashar al-Assad avvenuta a dicembre 2024. Negli ultimi giorni il paese è stato teatro di violenti scontri settari tra le forze governative e i lealisti dell’ex presidente, con un bilancio di oltre mille morti, principalmente civili alawiti. Le violenze sono concentrate nelle province costiere di Latakia e Tartus, roccaforti storiche del sostegno ad Assad.
Gli scontri sono iniziati il 6 marzo 2025, quando un’imboscata contro una pattuglia governativa nei pressi di Jableh ha innescato una spirale di violenza. L’Osservatorio siriano per i diritti umani riporta almeno 745 civili alawiti uccisi “a sangue freddo” in quello che viene descritto come un “massacro settario”. Le nuove autorità hanno inviato rinforzi nelle città di Latakia e Tartus, imponendo il coprifuoco. La periferia delle città di Baniyas e Jableh, così come Qardaha, città natale dell’ex presidente, e diversi villaggi alawiti rimangono sotto il controllo dei lealisti di al-Assad.
La transizione politica è iniziata dopo la caduta di Assad l’8 dicembre 2024, quando gruppi di insorti guidati dall’islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) hanno rovesciato il governo. Il 29 gennaio 2025, Ahmad al-Sharaa, precedentemente noto come Abu Mohammad al-Jolani e leader di HTS, è stato nominato presidente ad interim. Tra i primi provvedimenti: scioglimento del vecchio parlamento, sospensione della costituzione del 2012, scioglimento del partito Baath e smantellamento dell’esercito e delle agenzie di sicurezza del vecchio regime.
Il presidente ad interim al-Sharaa ha delineato come priorità la ricostruzione delle istituzioni, il mantenimento della pace, il rilancio dell’economia e il ripristino del ruolo internazionale della Siria. Il 25 febbraio 2025 si è tenuta una conferenza per il dialogo nazionale, formulando 18 raccomandazioni sulla transizione.
Al-Sharaa sta affrontando enormi sfide per stabilizzare il paese. Dopo i recenti scontri, ha invitato alla concordia: “Possiamo vivere insieme. Quello che sta succedendo nel Paese è fra le sfide che erano prevedibili, ma dobbiamo preservare l’unità nazionale”. La presidenza siriana ha annunciato la creazione di una “commissione d’inchiesta” indipendente per indagare sui massacri di civili. Al-Sharaa ha sviluppato una strategia di riabilitazione, con gesti come il restyling da civile e dichiarazioni inclusive in favore delle minoranze. Tuttavia, ha dichiarato che potrebbero essere necessari fino a quattro anni prima delle elezioni.
La situazione umanitaria è disastrosa: 16,7 milioni di persone necessitano di assistenza, quasi due terzi della popolazione totale. Tra queste, i minori rappresentano il 45%. Più di un milione di persone sono fuggite dalle proprie case negli ultimi mesi. Nel corso degli anni ci sono stati più di 7,2 milioni di sfollati interni e oltre 5 milioni di rifugiati nei Paesi vicini. Il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà.
A livello internazionale, l’Iran ha perso un importante alleato, mentre Qatar e Arabia Saudita sostengono la nuova amministrazione. La Turchia ha assunto un ruolo significativo, con al-Sharaa invitato ad Ankara dal presidente Erdogan. L’Unione Europea ha mostrato cauto ottimismo, dicendosi pronta a sostenere il processo di transizione e ricostruzione.
La Siria si trova a un punto di svolta cruciale. La caduta di Assad ha aperto la possibilità di una transizione più democratica, ma le violenze settarie dimostrano la fragilità dell’equilibrio attuale. La strada verso la stabilità è irta di ostacoli, e il popolo siriano, stremato da quasi 14 anni di conflitto, attende finalmente la pace.