COVID-19 in CINA: una nuova ondata epidemica

COVID-19 in CINA: una nuova ondata epidemica

Covid-19 in Cina: una nuova ondata epidemica e le conseguenze nel mondo.
24 maggio 2023.
La notizia girava da tempo, nonostante l’indicazione di OMS e della maggior parte delle autorità sanitarie sulla conclusione della fase pandemica di SARS-CoV-2. Ma che il Covid non fosse finito lo si sapeva, e soprattutto lo si vedeva negli ambulatori specializzati. Casi in aumento in modo più o meno evidente, con sintomi delle alte vie respiratorie, una diffusa sensazione di infiammazione muscolare, spesso congiuntiviti resistenti ai trattamenti. E poi l’evidente continuo aumento della diffusione del virus, spesso con sintomi al limite della inaparenza. Ma è opinione comune, in particolare di moti medici che è tutto finito. La solita opinione basata su sensazioni e non su evidenze.
Ma dalla Cina arriva la smentita a questo ottimismo diffuso. Una notizia, a dir poco sconvolgente. I cinesi si preparano ad affrontare una nuova ondata di Covid, con il picco ipotizzato per fine giugno di circa 65 milioni a settimana. Una media in aumento di 250 milioni di casi al mese. La notizia è stata confermata dal prof. Zhong Nanshan, considerato il massimo esperto di malattie respiratorie in Cina. Zhong indica nella variante Xbb di Omicron la causa di questo aumento di casi ed una diffusione del virus mai vista prima. A queste affermazioni ha seguito l’indicazione della prossima uscita di due vaccini, guarda caso proprio idonei a contrastare questa ondata pandemica.
Secondo il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (China Cdc), il tasso di infezione della variante Xbb è passato dallo 0,2% di metà febbraio al 74,4% di fine aprile e all’83,6% di inizio maggio. Una progressione più che esponenziale.

Xbb 1.5, la variante soprannominata Kraken, è una delle varianti di Sars-Cov-2 più infettive e diffusive registrate (due mutazioni sulla proteina spike sembrano responsabili) ed è responsabile di picchi epidemici anche nei Paesi occidentali. Nonostante una ulteriore maggiore trasmissibilità, i Cdc statunitensi non riportano variazioni particolari della patogenicità del virus. Vuol dire che il virus diffonde molto rapidamente ma non fa più danni nell’organismo di prima.
Per quanto riguarda la protezione fornita dai vaccini, i dati finora disponibili indicano che i richiami con le versioni aggiornate per le varianti Omicron conferiscono un certo grado di immunità, almeno per i primi tre mesi dopo la vaccinazione.

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