Casi di Chikungunya a Roma e nel Lazio

Casi di Chikungunya a Roma e nel Lazio

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Il pacchetto di esami diagnostici perdiagnosi di Chikungunya comprende:
– test sierologico per la ricerca degli anticorpo contro il virus;
– emocromo, ves, PCR, mucoproteine, elettroforesi proteica.
La diagnosi finale è elaborata dal medico anche con la valutazione di altre analisi cliniche. Per informazioni ed appuntamenti telefonare al numero 0639030481
Presso la Travel Clinic CESMET si esegue la ricerca di anticorpi IgM contro il virus Chikungunya in test immunocromatografico.
Il pacchetto di esami diagnostici per diagnosi di Chikungunya comprende:
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La diagnosi finale è elaborata dal medico specialista tropicalista anche con la valutazione di altre analisi cliniche. Per informazioni ed appuntamenti telefonare al numero 0639030481 o scrivi una mail ad ambulatorio@cesmet.com 
11 Ottobre 2017 – Chikungunya: nel Lazio, raggiungono un totale di 86 i casi
Dall’ultimo aggiornamento del 20 settembre 2017, la Regione comunica che i casi di Chikungunya nel lazio, raggiungono un totale di 86 casi.
La Direzione regionale Salute e Politiche sociali ha poi comunicato che “è stato isolato dal laboratorio di Virologia dell’Istituto nazionale per le Malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’, il virus che sta causando l’epidemia di Chikungunya nel Lazio”. Il virus isolato è stato denominato “CHIKV/ITA/Lazio-INMI1-2017.
La Regione Lazio dichiara che “in aree dove si segnalano casi autoctoni singoli o focolai epidemici autoctoni (2 o più casi) scattano le misure di disinfestazione previste dal Piano nazionale di Sorveglianza 2017 del ministero della Salute ovvero trattamenti su suolo pubblico e privato, trattamenti adulticidi con prodotti abbattenti, trattamenti dei focolai larvali, replica di tutti gli interventi in caso di pioggia e ripetizione dell’intero ciclo dopo la prima settimana”.
La prevenzione dalle punture gioca un ruolo fondamentale nel constrastare la diffusione
usando repellenti chimici e naturali, come l’efficace Olio di Neem, e indossando indumenti lunghi e chiari quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
usando le zanzariere alle finestre
svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori con acqua stagnante
cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali e svuotare le piscinette per i bambini quando non sono usate.
Dall’ultimo aggiornamento del 20 settembre 2017, la Regione comunica che i casi di Chikungunya nel lazio, raggiungono un totale di 86 casi.
La Direzione regionale Salute e Politiche sociali ha poi comunicato che “è stato isolato dal laboratorio di Virologia dell’Istituto nazionale per le Malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’, il virus che sta causando l’epidemia di Chikungunya nel Lazio”. Il virus isolato è stato denominato “CHIKV/ITA/Lazio-INMI1-2017.
La Regione Lazio dichiara che “in aree dove si segnalano casi autoctoni singoli o focolai epidemici autoctoni (2 o più casi) scattano le misure di disinfestazione previste dal Piano nazionale di Sorveglianza 2017 del ministero della Salute ovvero trattamenti su suolo pubblico e privato, trattamenti adulticidi con prodotti abbattenti, trattamenti dei focolai larvali, replica di tutti gli interventi in caso di pioggia e ripetizione dell’intero ciclo dopo la prima settimana”.
La prevenzione dalle punture gioca un ruolo fondamentale nel constrastare la diffusione
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cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali e svuotare le piscinette per i bambini quando non sono usate.

Dall’ultimo aggiornamento, la Regione comunica che i casi di Chikungunya nel lazio, raggiungono un totale di 86 casi.  (clicca qui la scheda malattia Chikungunya)

La Direzione regionale Salute e Politiche sociali ha poi comunicato che “è stato isolato dal laboratorio di Virologia dell’Istituto nazionale per le Malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’, il virus che sta causando l’epidemia di Chikungunya nel Lazio”. Il virus isolato è stato denominato “CHIKV/ITA/Lazio-INMI1-2017.
La Regione Lazio dichiara che “in aree dove si segnalano casi autoctoni singoli o focolai epidemici autoctoni (2 o più casi) scattano le misure di disinfestazione previste dal Piano nazionale di Sorveglianza 2017 del ministero della Salute ovvero trattamenti su suolo pubblico e privato, trattamenti adulticidi con prodotti abbattenti, trattamenti dei focolai larvali, replica di tutti gli interventi in caso di pioggia e ripetizione dell’intero ciclo dopo la prima settimana”.
La prevenzione dalle punture gioca un ruolo fondamentale nel constrastare la diffusione:
– usando repellenti chimici e naturali, come l’efficace Olio di Neem, e indossando indumenti lunghi e chiari quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
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24 Settembre 2017 – Chikungunya: l’andamento di casi che sono in aumento a Roma e nel Lazio è di tipo epidemico. L’aumento dei casi e la presenza di zanzare infette ricalca la storia di questa malattia esotica. Alcuni casi anche in Romagna, nelle marche ed in Lombardia. Precauzioni per chi viene in Italia raccomandate da OMS.Di giorno in giorno notizie di nuovi casi. L’andamento è quello di una vera e propria malattia, manifestatasi con i primi casi nel mese di Luglio. Superati nel Lazio i 100 casi accertati di Chikungunya dal Servizio Regionale di Sorveglianza Malattie Infettive (Seresmi). Solo una minoranza di casi sono stati identificati e sono insorti nella Capitale. La maggior parte di questi casi, molti dei quali con sintomi piuttosto acuti, dove il dolore è stato il sintomo principale, sono residenti o hanno soggiornato nel Comune di Anzio, e non si sono mossi dalle loro residenze nei 15 giorni precedenti l’esordio dei sintomi. Il contagio è quindi avvenuto all’interno delle mura delle proprie abitazioni o nei giardini intorno alla propria casa. Quindi l’episodio epidemico è da considerare, locale, di un area ben precisa, con il coinvolgimento di alcune aree dell’Agro Pontino ed alcuni quartieri di Roma. Sono coinvolti in questo momento i quartieri del Sud Est della Capitale. Come accade spesso in molte aree del mondo, questi focolai di arbovirosi diffondono talvolta in modo sporadico, e molto spesso in modo più massiccio ed esteso, ed i casi si manifestano e crescono giorno dopo giorno. Sicuramente nella Regione Lazio, ed in particolare a Roma “la zanzara tigre” prospera e si moltiplica in tutte le riserve di acqua, i tombini, i sottovasi, copertoni, ed altre situazioni che favoriscono il deposito delle uova, la loro schiusa, e la crescita delle larve. D’altra parte, ed è un dato incontrovertibile, in molte zone della nostra regione sono aumentati ormai da anni i soggetti, portatori sani del virus della Chikungunya, provenienti da Paesi dove la malattia è da sempre presente. Ricordo che il serbatoio della malattia è umano, ed il virus si trasmette da “persona portatrice di virus” a “persona sana”. E’ questo il modo con cui si innesca e si trasmette la malattia in tutto il mondo, e con cui si contagia la virosi. Fino ad ora, in Italia, il serbatoio di soggetti portatori del virus, è stato sporadico e molto limitato, ossia poche erano le persone portatrici del virus, e la possibilità per una “zanzara tigre” di infettarsi era quasi impossibile. Le punture così dette infettive, erano molto limitate e non consentivano ad un numero adeguato di insetti di infettarsi e trasmettere la malattia virale. Oggi il numero dei portatori, grazie ai continui viaggi ed arrivi dalle aree endemiche, è indubbiamente aumentato e “zanzare Aedes” ed i portatori di virus convivono e si ritrovano per lunghi periodi nelle stesse aree. La possibilità di innesco della malattia è quindi aumentata rispetto al passato ed è sempre più un evento probabile. La persistenza delle zanzare nei terreni paludosi, ma anche negli acquitrini delle nostre città e dei centri abitati, grazie ad un clima tropicalizzato è molto facilitata anche nei mesi di passaggio dall’estate a quei mesi, più freschi che freddi.
Con questo meccanismo si sono generati i casi di Chikungunya ad Anzio ed a Roma, probabile unico focolaio, e questa epidemia ha portato un problema non indifferente per le donazioni di sangue. Infatti proprio il persistere del virus nel sangue, e la possibile trasmissione attraverso le trasfusioni ha determinato la sospensione di tutte le donazioni sul territorio di RomaSud-Est e di Anzio.
Gli interventi fondamentali da attuare, per impedire il diffondersi della malattia, sono una disinfestazione capillare e continua su grandi territori. E’ compito delle autorità comunali e regionali disinfestare e controllare la crescita e la diffusione degli insetti. Ma non basta. Ognuno di noi deve controllare i propri balconi, le piccole riserve di acqua, gli scoli dei condizionatori, accanto alle proprie abitazioni. Ognuno di noi è artefice della propria disinfestazione. Il controllo e l’attenzione al proprio territorio ma anche alle zone dove normalmente camminiamo, è la chiave per il controllo della presenza delle zanzare e per evitare la diffusione del virus nelle nostre città. Un virus comunque è fortemente debilitante e per questo pericoloso in particolare nei piccoli bambini, anziani e persone malate e defedate.
Dott. Paolo Meo – medico tropicalista, presidente della Travel Clinic CESMET   
13 Settembre 2017 – Chikungunya: una febbre virale esotica nel bacino del Mediterraneo. Da sempre in Asia ed in Africa, da qualche anno sempre più presente anche a casa nostra. Clima, Globalizzazione, Viaggi. Anche i microbi viaggiano.
Il virus della Chikungunya, si è affacciato ad Agosto anche nella zona di Anzio, in Provincia di Roma. Già nell’Agosto del 2007 casi, importati dall’oriente, erano stati identificati, notificati ed isolati in alcuni paesi romagnoli, dove oltre 250 persone erano state contagiate.
Le persone colpite dal virus, alla cui famiglia appartengo i virus causa della Dengue, Zika, West Nile, Febbre Gialla ed altre malattie, presentano una febbre particolarmente elevata e debilitante. I dolori articolari e muscolari sono la caratteristica e si manifestano in modo particolarmente violento. un esantema diffuso si può presentare talvolta. Molto rari gli effetti sul sangue, ed in particolare sulle piastrine, al contrario di altre arbovirosi. Chi vive e lavora nelle aree tropicali si è abituato a convivere con queste malattie, ma la debolezza residua e la difficile ripresa sono le caratteristiche che accompagnano per mesi le persone affette dalla virosi. Non quindi una banale “influenza” ma una forma intensa e fortemente debilitante. Il nome stesso “Chikungunya” descrive bene in lingua swahili (africano) le caratteristiche: una malattia che accartoccia dal dolore, abbatte e ti costringe all’immobilismo.
Nel nostro ospedale in Tanzania, negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un aumento importante di casi, sempre più aggressivi e debilitanti, in una area dove sembra che questo virus prenda sempre più il posto della stessa “dengue”, virus che ritengo più aggressivo e pericoloso, soprattutto nei bambini e nelle persone deboli.
L’Istituto Superiore di Sanità con l’ospedale Spallanzani hanno identificato tre casi di Chikungunya nella zona costiera laziale di Anzio.
Nessuno delle persone contagiate ed affette da chikungunjia aveva viaggiato all’estero, ma sono stati tutti infettati dalla puntura di zanzare infette. Aedes albopictus ed Aedes aegypti sono i vettori, cioè i trasportatori di questi virus esotici. In questo caso le zanzare, presenti in modo massiccio in tutto il nostro territorio, pungendo una persona portatore del virus, che proveniente dai paesi dove è presente la malattia in modo endemico, può innescare il focolaio. Quindi, al contrario della malaria, le cui condizioni ambientali e di assenza di zanzare vettrici, non consentono il contagio, per questo virus, esistono tutte le condizioni climatiche, ambientali e di presenza di vettori per il propagarsi  della malattia.
Comunque è da considerare che il rischio di una ulteriore e più importante diffusione della malattia è  basso a livello regionale e molto basso al livello nazionale ed internazionale per le modalità di innesco della malattia medesima. Occorrono molti soggetti portatori del virus e quindi punture ripetute e continue per innescare il processo di diffusione del virus nella popolazione locale autoctona. Evenienza per il momento molto remota nel nostro territorio. Piccoli focolai, come quello di Anzio, o Romagnolo, o i focolai Francesi o Greci sono stati tutti facilmente controllati e risolti proprio per questo motivo. Diverso quando, come nei territori dove noi operiamo, in Africa o Asia, troviamo una buona percentuale di popolazione portatrice sana o con sintomi sfumati, e questo serbatoio costituisce una riserva inarrestabile per la diffusione della malattia in questi paesi esotici.
La soluzione fondamentale è il controllo delle zanzare nel territorio non solo da parte delle autorità comunali o regionali ma per prima cosa da parte di ognuno noi. Ogni piccola raccolta di acqua che lasciamo sotto i vasi, nei giardini o la non attenzione a svuotare  contenitori di acqua che incontriamo anche per strada, contribuisce a favorire la presenza di zanzare, talvolta potenzialmente molto pericolose. Altro accorgimento essenziale per chi vive in territori dove la presenza di zanzara tigre è elevata, proteggersi dalla puntura, che in alcune stagioni e situazioni oltre che fastidiosa potrebbe essere anche pericolosa. Tra i prodotti repellenti, sicuri ed efficaci, “olio di neem compositum, formulazione umana composta, utilizzato soprattutto in oriente nei neonati nei soggetti più delicati, è uno dei prodotti che ritengo essere di grande efficacia, prima e dopo le punture.
Comunque nel Lazio la regione Lazio ha ordinato al comune di Anzio di procedere alla disinfestazione in un’area del suo territorio dopo questo episodio. La Asl RM 6 e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e Toscana hanno individuato nelle aree studiate e controllate la presenza di alcune zanzare infette. Quindi il contagio era avvenuto in una area dove le zanzare si erano infettate da qualche serbatoio umano. L’Istituto Superiore di Sanità, su richiesta della regione, ha posizionato alcune esche speciali per indicare tutte le aree dove eventualmente sono presenti le larve. Il focolaio sembra essere sotto controllo.
Gli eventi di questi giorni ci insegna che occorre cominciare ad abituarsi a convivere anche con nuove forme di malattia, favorite dal clima e dall’ambiente, cominciando a capire come proteggersi, prevenire e comportarsi in modo adeguato.
Dott. Paolo Meo – medico tropicalista, presidente della Travel Clinic CESMET

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